Mentre il mondo della discografia
mainstream brucia l’ennesima
new-sensation e ne attende già un’altra adatta a soddisfare la necessità di “tutto e subito” dei nostri tempi, escono dischi come questo “
Drive through” di
Enrico Sarzi, un lavoro da centellinare gustandone i molteplici anfratti espressivi.
Già cantante dei Midnite Sun e artefice di collaborazioni di prestigio con Shining Line e Moonstone Project,
Enrico raduna un po’ di “vecchi amici” e concentra in questi undici frammenti sonici tutta la sua passione per una bella fetta di musica americana, dall’
hard-blues al
grunge, passando per il
pop-rock e il tipico cantautorato
yankee.
Il risultato è ottimo, il tutto fluisce in maniera armonica senza finzioni e forzature e l’aspetto che colpisce in particolare è la spiccata capacità del nostro di trasmettere tramite la sua intensa e flessuosa laringe (influenzata tanto da
Jon Bon Jovi e
Paul Rodgers, quanto da
Layne Staley) l’emozione dei sentimenti.
Il resto lo fa l’efficacia di composizioni ben congeniate, dove le chitarre graffiano e le melodie adescano e avvolgono, dando origine a frammenti di
hard-rock vibranti e pastosi (“
Shameless” e “
Sex perfume”, tra Deep Purple e Bad Company e la vagamente
Alice Cooper-esca “
Let me go”), episodi di
rock malinconico e “radiofonico” (“
Afraid to be myself “ e la deliziosa “
Inferno”, recuperata dal repertorio dei Midnite Sun) e squarci di tensione sonica non lontana da certe atmosfere care ad Alice In Chains, Pearl Jam e Soundgarden (“
Nothing to live for”, “
S.O.S. to God”, “
The repentant”), gestite con buongusto e carisma.
Tra tante belle canzoni, una menzione speciale la meritano “
Strange freedom” dall’enorme efficacia emozionale (da applausi l'intervento del
sax dell’ospite
Stefano Avanzi) e la
title-track, con il suo brillante tocco “attualizzato”.
Esprimo qualche piccola riserva, infine, solamente per “l’esperimento” in madrelingua denominato “
Cielo” (realizzato con il contributo del piano di
Alberto Valli e della voce di
Luciana Buttazzo), che piace per l’esibizione di “fragilità” e tuttavia appare un po’ troppo lezioso per non essere considerato il momento più debole dell’albo.
Enrico Sarzi si conferma un
vocalist di alto profilo e affida a questa sua opera prima tutta la notevole sensibilità compositiva e interpretativa che lo contraddistingue … seppur disorientati dalle frenesie del vivere contemporaneo, il mio suggerimento è di concedere un ascolto attento a “
Drive through” … credo non ve ne pentirete.
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