I
The Judge sono di Granite City, Illinois, e devono essere cresciuti musicalmente a pane ed anni ’70.
Il loro è un retro-rock all’ennesima potenza, ispirato a nomi immensi come Led Zeppelin e Black Sabbath. Non è difficile riconoscere tali influenze in uno slow cupo e sabbathiano come “
Evil woman” (guardacaso..) o nella fluidità rockblues dello strumentale zeppeliniano “
Tartarus”, perché paiono davvero brani provenienti da un lontano passato. In alcuni casi l’ispirazione diventa calligrafica, vedi “
Movin’ and grooving” che sembra estratto dal secondo album degli Zep, in altri emerge invece un vagito di personalità come nell’iniziale “
The witcher”.
È chiaro che il quartetto statunitense si pone in scia a gruppi come Graveyard, Kadavar, Simo, Vintage Caravan, evidenziando lo stesso approccio che affonda le sue radici nel dark-bluesy dei seventies, basti come esempio la clamorosa archeologia sonora di “
Planet doom”, ma lo fa con indubbio gusto e qualità strumentale. Certo non brillano per modernità, ma i
The Judge rappresentano un eccellente ascolto per i nostalgici del vintage di buon livello.
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