Nel 1998 accanto alla storica denominazione di
Paul Chain, espandendo il concetto di “formazione aperta” già sperimentato con il Violet Theatre, appaiono le nuove sigle “Experimental Information” e “The Improvisor”, così come nasce il sistema di catalogazione dei
containers atto a suddividere la produzione musicale del vulcanico e imprevedibile artista marchigiano, identificando altresì i diversi musicisti che vi avevano contribuito.
In particolare il suffisso
The Improvisor indica un orientamento creativo e interpretativo indirizzato alla totale istintività e all’improvvisazione, un approccio particolarmente amato da
Paul, che in questo modo poteva assecondare pienamente quella sconfinata ricerca sonora da sempre parte integrante della sua ricca personalità artistica.
Nel 2001 esce per l’Andromeda Relics “
Master of all times”, un’opera davvero sorprendente in cui le ambientazioni caliginose e spettrali diventano solamente il fondale su cui si stagliano ipnotiche e dilatate spirali psichedeliche, avvolgenti miasmi progressivi e nervosi e sinistri squarci
jazz-rock, in un magma sonico dove far convivere influssi di Atomic Rooster, Van Der Graaf Generator e Soft Machine, incastonati all’interno di un temperamento assolutamente carismatico ed estroso.
Una libertà espressiva intrisa da una profonda tensione esistenziale, angosciosa e inquieta, che sa tuttavia essere suadente anche grazie ai preziosi interventi del flauto di
Anna Auer e che nonostante le trame mutevoli e variegate riesce a dimostrarsi straordinariamente coinvolgente, con il canto puramente fonetico di
Chain in veste di straniante ed evocativo supporto a un flusso emotivo costante e impetuoso.
Grazie alla benemerita iniziativa di riscoperta della
Minotauro Records, marchio da tempo immemore legato a filo doppio con le tante sfaccettature del nostro, l’albo, nel frattempo diventato di difficile reperibilità, è oggi nuovamente disponibile (limitato a sole 300 copie!) in una curatissima veste grafica (un sontuoso
digipack a tre pannelli ornato da splendide fotografie seppiate, con protagonisti
Chain e la
Auer), completamente rimasterizzato (da
Greg Chandler, ai
Priory Recording Studio) e arricchito da un secondo dischetto contenente tre favolose
bonus-track (recuperate dallo
split con i Johar su Quasar Records del 2002 … in particolare segnalo “T
he end of a love conflict”, una ballata magnetica ed elegiaca di enorme suggestione), che lo rendono un prodotto ancora più appetibile per i tanti estimatori del
Maestro di Pesaro e per chiunque voglia approfondire la “tortuosa” storia di un
Artista vero, febbrile e geniale, mosso esclusivamente, seppur forse in maniera talvolta un po’ autoindulgente e contraddittoria, dal valore supremo dell’ispirazione e indifferente a ogni logica di mercato … un “caso” piuttosto raro, e non solo nel ristretto ambito del panorama musicale italiano.