Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:42 min.
Etichetta:Spinefarm
Distribuzione:Universal

Tracklist

  1. COLORS
  2. WALK OUT IN THE RAIN
  3. DON’T HATE ME
  4. ANOTHER GOOD TIME
  5. LIGHTER THAN AIR
  6. BLISTER
  7. DON’T STOP. GET UP.
  8. DAME
  9. WASHED AWAY
  10. PIECES
  11. I WANT IT ALL
  12. REVOLUTION

Line up

  • Brandon Saller: vocals
  • Joey Bradford: guitar
  • John Hoover: guitar
  • Nick Maldonado: bass
  • Kyle Rosa: drums

Voto medio utenti

Dio mio! Scusate l’incipit poco ortodosso per una recensione, ma sono esattamente le parole che mi sono uscite fuori dalla bocca quando ho ascoltato questo disco. Sarò troppo vecchio io, poco aggiornato, non saprei dirvi, ma davvero mi risulta difficile comprendere come la gente possa scegliere di ascoltare un prodotto del genere…

Gli Hell Or Highwater nascono nel 2010 per volere di Brandon Saller degli Atreyu, e propongono un ibrido tra l’alternative rock di chiarissima ispirazione americana e il metalcore. Basterebbe già questo per stendermi a terra esanime, ma purtroppo devo svolgere il mio lavoro ed andare avanti. La band pubblica il primo album nel 2013 e torna a farsi viva quest’anno con questo nuovo “Vista” che non si differenzia di molto dal suo predecessore se non per il fatto che il buon Brandon ha deciso di rivoluzionare del tutto la line up. Della vecchia band, infatti, resta il solo Joey Bradford, che però passa dal basso alla chitarra. Appare evidente, quindi, che più che di un vero e proprio gruppo si tratti esclusivamente di un progetto solita del solo Saller, che però lascia da parte lo stile compositivo della sua precedente band, decisamente più marcatamente metalcore, per lasciarsi andare verso lidi spiccatamente alternative, per quanto questa parola possa ancora avere un significato.

Brani quindi molto blandi ed estremamente orecchiabili, con coretti inseriti a più non posso in maniera quanto meno forzata, ma che mai e poi mai ti resteranno in testa, avendo l’unico intento di ammorbidire la proposta e renderla più accessibile, e chitarroni metalcore relegati in secondissimo piano, con fugaci apparizioni di pochissimi secondi giusto per non rischiare di perdere l’approvazione dei più giovani ‘metallari’.

Questo in sintesi quanto proposto in questo disco. Un album che mira a raggiungere le vette delle classifiche, ma che secondo me non ha le carte in regola per poterlo fare, dato che, come già accennato, suona troppo finto e costruito a tavolino. Un prodotto che DEVE piacere per forza, almeno queste le intenzioni di chi l’ha creato, ma che alla fine rischia di ottenere l’effetto contrario proprio per la mancanza di spontaneità e di naturalezza.

Se l’intento era quello di seguire le orme di band ben più blasonate (mi vengono in mente ad esempio i Foo Fighters) Saller ha decisamente fallito. Se vi accontentate di un dischetto da ascoltare in macchina mentre siete in viaggio, beh, fate pure, a patto, però, che non vi venga l’orticaria ascoltando sonorità così moderne e piatte…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 08 gen 2018 alle 11:46

Ahahah!!! Te l'avevo detto!! Sei stato anche più magnanimo di quanto mi aspettassi!!

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