Copertina 6

Info

Anno di uscita:2017
Durata:51 min.
Etichetta:Echozone
Distribuzione:Soulfood

Tracklist

  1. SUNSET OF CRUELTY
  2. SHE HOLDS ME WILL
  3. NOTHING BUT THE BLOOD
  4. MAY BE THE LAST TIME
  5. CLOSE THE WINDOW
  6. DEATH DOES NOT LAST FOREVER
  7. HEAVY IS THE CROWN
  8. YOU WILL BE THE DEAH OF ME
  9. THE OGRE INSIDE

Line up

  • Philippe Deschemin: vocals
  • Stephane 'ZinZin" Rimasauskas: guitar
  • Didier Quincey: drums
  • Erwan Frugier: guitar
  • Hervé Guillemard: bass

Voto medio utenti

Che Philippe Deschemin sia un personaggio abbastanza intrigante non ci sono dubbi … musicista (attivo anche negli An Erotic End Of Times), produttore, compositore, scrittore di racconti di fantascienza (“Contoyen”, da cui trae spunto il concept di questo lavoro), studioso di filosofia, psicologia e sociologia e pure appassionato di occultismo … difficile con tali credenziali non suscitare almeno un pizzico di curiosità negli appassionati del lato “oscuro” della musica rock.
E, in effetti, i suoi PORN, al terzo album, potranno sicuramente interessare quelli che si nutrono compulsivamente di Marilyn Manson, Orgy, Godhead, Type O Negative e Fields of The Nephilim, e che nei solchi di “The ogre inside” troveranno di che soddisfare la loro insaziabile sete di “sangue” e di cibernetica decadenza.
Il problema, semmai, nasce per chi pur apprezzando certe sonorità, non è ancora in completa crisi di “astinenza” e non potrà che lucidamente riscontrare nell’opera l’abuso di temi ampiamente sfruttati e il ricorso a strutture sonore tutto sommato gradevoli ma di certo poco originali e variegate.
La stessa “presenza” di Aleister Crowley (la sua voce campionata contribuisce ad alcuni frammenti del programma) s’inserisce in questo clima di “familiarità” non particolarmente edificante per gli obiettivi del genere e anche la voce di Deschemin, moderatamente espressiva e tuttavia molto Manson-iana, non aiuta il disco a emanciparsi da un canovaccio stilistico tutto meno che “sorprendente” e vitale.
Tra le note positive segnalo comunque una grande cura nella resa e nella scelta dei suoni, un aspetto che concorre a rendere fluido l’ascolto di canzoni che scorrono senza effetti molesti e che appaiono al contempo prive di particolari “scosse” emotive.
Tra i momenti migliori, “Sunset of cruelty”, “May be the last time”, “Close the window”, “Heavy is the crown” (con appena un barlume di The Cure nell’impasto, ricordando che il monicker del gruppo francese s’ispira al loro “Pornography” ...) e la drammatica e intensa title-track.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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