Parlare degli
Anvil significa, per forza di cose, non limitarsi solo all’aspetto musicale ma considerare anche l’elemento di umanità che caratterizza questi scatenati canadesi. Pensare a come l’amicizia tra un chitarrista fricchettone vecchia maniera e un batterista impassibile e dall’animo artistico abbia resistito per quasi quarant’anni a dispetto di tutte le fregature prese e abbia portato a una carriera discografica così nutrita e solida è un qualcosa che, veramente, non si vede tutti i giorni.
Il ritorno della band sul mercato discografico va quindi salutato come se si assistesse a una rimpatriata con il clan storico degli amici, con la sicurezza che non ci sarà niente di troppo diverso da quanto ascoltato fino ad ora e che, comunque, il divertimento sarà assicurato. Così è, infatti. “
Pounding The Pavement” offre una manciata di brani in perfetto Anvil Style, che oscillano tra le ritmiche lente e sofferte di “
Nanook Of The North” ai rif veloci e serrati di “
Black Smoke” e “
Rock That Shit”, passando dal mid tempo di “
World Of Tomorrow”, che ripete nel testo come la band si auguri un mondo pieno di pace e amore, e da una title track strumentale, breve ma incisiva come sono stati in passato altri pezzi strumentali dei canadesi (basti pensare a “
March Of The Crabs”, che dal vivo riscuote sempre un grande successo).
Messaggi positivi e allegra ironia si alternano nell’album, che inizia con una “
Bitch In The Box” dedicata ai navigatori satellitari e al loro farti scegliere la strada più complicata per giungere a destinazione, e propone fra le altre anche “
Doing What I Want” che già dal titolo suona come una rivincita da parte degli
Anvil nei confronti di tutti coloro che, nel corso della loro carriera, hanno cercato di metter loro i bastoni fra le ruote e, per fortuna, non ci sono mai riusciti fino in fondo. Sempre impeccabili sia
Reiner alla batteria che l’onnipresente
Lips, i cui riff di chitarra, nella loro semplicità, arrivano dritti all’obiettivo e non si scordano facilmente. Gli
Anvil sono tornati, anzi, non se ne sono mai andati, e riconfermano, pur senza gridare al miracolo, che si può fare musica a lungo restando fedeli a se stessi e superando le avversità.
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