Prima di tutto, sgomberiamo il campo da eventuali equivoci …”
The snake king” è fondamentalmente un disco di
blues, di un tipo abbastanza accessibile al “popolo” se vogliamo, ma sempre di questo si tratta.
Dopo il
country di “
Rocket science” continuano dunque le scorribande di
Rick Springfield nei terreni del
roots-rock yankee, e se siete estimatori di
Kenny Wayne Shepherd,
Joe Bonamassa e
Robben Ford, e magari pure della blasonata tradizione del cantautorato americano (da
Bob Dylan a
Bruce Springsteen, passando per
Tom Petty) sono sicuro che il buon (ex)
dottor Noah Drake saprà curare e far fremere i vostri cuori di devoti
bluesmen, convinti, però, che quei “vecchi” suoni, nelle mani giuste, possano trasmettere tante belle sensazioni persino nell’era “moderna”.
Nel programma troverete le melodie suadenti di “
In the land of the blind” e della bucolica
title-track, il torrido
RnB “
The devil that you know”, una sorta di geniale
hard-blues magniloquente come “
Little demon” e ancora il
groove scuro di "
God don’t care”, il clima rituale di “
The voodoo house” e il tocco
folk della splendida "
Blues for the disillusioned”, a comporre un mosaico sonoro dove il
feeling prevale costantemente sulla tecnica e l’urgenza espressiva è così elevata da non ridurre l’opera a una celebrazione fine a se stessa.
Ah,
beh, poi ci sono pure omaggi alla tradizione ancora più rigorosi, canzoni fatte per divertire e divertirsi (“
Judas tree”, "
Jesus was an atheist”, “
Suicide manifesto”, lo scanzonato
rock n’ roll ”
Santa is an anagram”), senza per questo banalizzare (anche nei testi, impregnati d’ironia e disincanto) oltremodo un’antica e inossidabile forma d’intrattenimento.
L’appassionata ballata “
Orpheus in the underworld” chiude la raccolta in pieno ardore da
storyteller contemporaneo (“roba” da far invidia a
Brian Fallon …) e pone un sigillo vagamente lezioso su un disco comunque molto coinvolgente, energico e intenso.
Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio, “
The snake king” arriva a confermare che
Rick Springfield è un artista di gran classe, indipendentemente da ogni futile distinzione tra generi musicali.
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