Gli zurighesi
Wolf Counsel giungono al terzo album per la
Czar of Bullets, con il loro classic-doom ottantiano ispirato a mostri sacri come Candlemass o Solitude Aeturnus.
Lenti e possenti, avanzano senza esitazioni in formazione a testuggine attraverso brani di pura oscurità messianica come “
Wolvenearth” o la title-track, gravidi di tenebra, disperazione e cadenze elefantiache. Il problema, come spesso accade in questo genere, è che la formula diventa pian piano ripetitiva. Riff marmorei, batteria tuonante ed atmosfera epico-decadente, diventano una costante che appiattisce la presa sull’ascoltatore e omologa le soluzioni. La band cerca di sfuggire a tale destino con qualche tocco estemporaneo, vedi l’inserimento della voce femminile nella funerea “
O’death”, ma si tratta solo di sprazzi saltuari.
Segnalo ancora la conclusiva “
Remembrance”, che evoca scenari di vera desolazione e di destino ineluttabile.
Un disco che non cede ma non brilla, se siete in astinenza di doom alla Procession questo quartetto svizzero può darvi soddisfazione, ma non aspettatevi cose mirabolanti.
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