Copertina 8

Info

Anno di uscita:2017
Durata:45 min.

Tracklist

  1. HERITAGE
  2. NEVER OBEY
  3. LOOP
  4. WRECKAGE
  5. LOST IN TRASLATION
  6. THE LIE
  7. PILLS IN THE SUN
  8. REVENGE
  9. THE GOLDEN CAT
  10. WHAT IS UNTOLD

Line up

  • Irma Mirtilla: vocals/guitar
  • Cecilia Nappo: bass guitar
  • Federico Maragoni: drums

Voto medio utenti

Chi mi conosce quel minimo sa bene che, specie negli ultimi anni, io veda le band hard rock e metal con ragazze in formazione o alla voce come fumo negli occhi. "Il Graz è un maschilista", questa la voce che sento girare spesso, in realtà tutto questo non c'entra nulla, ci sono decine di band - storiche o meno - che hanno frontwoman dietro il microfono o come musiciste all'interno della formazione.
Doro? Bolt Thrower? Holy Moses? Lita Ford? Unsun? Autumn? Delain? Nemesea? Crystal Viper?

Ci potrei andare avanti fino a domattina, quindi non provocatemi. E' il mercato discografico che fa delle ragazze L'UNICA ragione d'essere di un gruppo a farmi schifare letteralmente quest'uso distorto, unicamente teso a mostrare tette e culi senza altro da offrire, per offuscare la cruda realtà ovvero che dietro l'immagine non ci sia sostanza. Le Butcher Babies sono in questo l'emblema del movimento ma come loro, ahimè ultimamente anche dall'Italia, stanno spuntando fuori al ritmo di 2 o 3 al mese altre formazioni che nascono con il solo scopo di mettere una tizia con le tette strizzate in copertina, che tanto il metallaro medio attuale clicca subito su "like" e tutti sono contenti.

Questi miei forzati pregiudizi sono caduti nel giro di pochi secondi quando a Dicembre 2016 ho avuto la fortuna di beccare casualmente e senza conoscerle preventivamente le Black Mamba dal vivo in quel di S. Fiora: un po' aiutato dal fatto che la temperatura si aggirava sugli zero gradi (ed i poveretti suonavano all'aperto) e che quindi tutti erano abbondantemente coperti ed un po' poichè chiunque con un minimo di occhio allenato avrebbe capito nel giro di un paio di battute che non si stava trovando di fronte alla classica band da sagra, ma di fronte a tre musicisti con una notevolissima preparazione tecnica ed una tenuta della scena di livello superiore.

Di lì è stato un attimo realizzare che la sezione ritmica era affidata al cuore degli Adimiron, band che seguo e conosco da una vita, con Federico Maragoni alla batteria e Cecilia Nappo al basso, mentre il ruolo di cantante e chitarrista è lasciato all'esuberanza di Irma Mirtilla; l'esperienza accumulata in decine e decine di date in tutta Italia e non solo ha così creato le premesse di creare un pubblico per l'opera prima dei Black Mamba, ovvero questo "Heritage" che mette in mostra tutte le qualità del trio laziale, concentrandole in dieci brani dal grande potenziale, dall'appeal "commerciale" ma sostenuto da una tecnica superiore - di tutti e tre - ed è veramente un piacere ascoltare dell'hard rock, peraltro proposto in varie sfaccettature, dal più energico e diretto a momenti più bluesy e rilassati quand'anche si aprono spesso spaziature progressive, come nell'inquietante "Pills in the Sun", che riesca ad assommare in maniera così naturale elementi che invece sono tutt'altro che scontati e che, ancor di più, è totalmente arduo combinare insieme.

In primo piano c'è ovviamente la voce di Irma, piena e carismatica, nonchè delicata quanto grintosa, ma quello che "stupisce" (uso le virgolette poichè avendole viste dal vivo l'uso di questo verbo decade del tutto) è la naturalezza con cui vengono sfoderati assoli e ritmiche di grandissimo valore e la notevole prova di personalità da parte di tutta la band: di Cecilia al basso ho già avuto prova concreta nello splendido "Et Liber Eris" degli Adimiron e la produzione, peraltro ottenuta con grande abilità tutta in casa - bene fanno a mettere in grande luce la sezione ritmica - e completata come detto dal buon Federico che oltre ad offire la solita prova magistrale dietro le pelli si occupa anche della fase di mix e mastering.

Oltre alla già citata "Pills in the Sun" gli episodi migliori di un album comunque roccioso e compatto dall'inizio alla fine sono rappresentati dall'iniziale title track, ariosa ed allo stesso tempo malinconica, "Lost in Translation", anche questa caratterizzata da una parte centrale con movimenti progressivi dove la band si sbizzarrisce in tutto il proprio estro, e l'inusuale "The Lie", in cui a mio avviso i Black Mamba dimostrano di essere una rock band a tutto tondo, capace di destreggiarsi con sicurezza in ogni ambito.

L'unico difetto che posso riscontrare è a mio avviso una distorsione della chitarra poco presente, un po' sepolta in sottofondo e poco aggressiva, quasi "attufata", ed alcuni brani come "Revenge" o "Never Obey" magari ci sarebbe stato bene un "muro" più presente, ma questi sono dettagli.

Insomma, i/le Black Mamba, dite un po' come volete, sono una realtà che trascende dall'immagine, presentando in forma certamente gradevole ed aggraziata una grande sostanza e Musica pensata con la testa e suonata col cuore.

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 03 feb 2018 alle 14:26

Non li conoscevo, ma sono bravi e Italiani... meglio dì così!

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