"Since the incarnation od Sacred Leather, it has been this band's mission to return the true essence of heavy metal to the masses"Ma a volte l'attitudine non basta.
I
Sacred Leather vorrebbero rappresentare l'heavy metal nella sua forma più pura e devo dire che, avendo visto settimane fa un simpatico video in cui i nostri erano tutti belli borchiati, ed una giacca di pelle con stampato il loro logo veniva issata sul palco a mo' di totem (video in calce), ero ben predisposto ad affrontare la loro proposta musicale.
I cinque tedeschi non smentiscono i loro propositi di "truezza" ma sul loro disco di debutto riversano, ahimè, tanta ingenuità e mostrano forse di non essere pronti ad inondare le masse con la loro musica in modo efficace.
Lasciando da parte i discorsi sulla produzione (potremmo parlarne all'infinito, ma qui i volumi -soprattutto del cantato- salgono e scendono spesso) ci concentriamo invece sulle caratteristiche e sulla struttura dei 7 brani che compongono questo loro primo parto musicale.
I Sacred Leather partono bene dimostrano alla prima traccia buonissime velleità con il loro metal ottantiano ma si spengono velocemente, e già sul secondo brano iniziano pesantemente a scricchiolare senza più riuscire a riprendersi.
La colpa? Sicuramente una bella fetta è di
Dee Wrathchild (il cantante) che, senza avere una voce potente o davvero incisiva, infarcisce di urletti continui i brani e si prende dei momenti di primo piano quando non se ne sente l'esigenza, diventando insopportabile e rovinando la spinta e la credibilità dei pezzi.
Oddio, non che queste canzoni al netto della prestazione del singer sarebbero dei capolavori. È vero che diversi buoni momenti ci sono, le doti tecniche dei musicisti sono discrete, ma dovrebbero lavorare un pochino di più per riuscire a creare brani maggiormente incisivi e staccarsi da componimenti generici che, in un genere che esiste dall'alba del metal, finiscono per scomparire in un amen.
Credo che, forse,
"Ultimate Force" non avrebbe trovato grandissimo riscontro nemmeno negli anni d'oro della NWOBHM a causa di troppi mid-tempo generici e troppi miagolii. A maggior ragione, presentarsi nel 2018, in pieno revival di questo tipo di suoni e con competitors davvero agguerriti, si fa presto a sfigurare. La volontà sembra esserci tutta, speriamo che questi ragazzi riescano ad esprimersi meglio la prossima volta.
Insomma, il pacchetto è studiato bene, dall'immagine alla proposta, ma deve essere perfezionato il contenuto.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?