I Summoning sono un duo austriaco dedito al culto di Tolkien. Silenius alle tastiere e Protector alla chitarra, accompagnati dalla solita drum machine dopo l’abbandono in tempi ormai remoti del drummer Trifixion, ci guidano in un viaggio di quasi un’ora nella Terra di Mezzo attraverso otto tracce maestose e piene di epicità. Lo strumento fondamentale è ancora una volta la tastiera, ora impegnata in lunghi accordi orchestrali, ora in melodie dolcissime che sembrano provenire da un’altra dimensione. E’ proprio questo il punto forte dei Summoning, il trasportare l’ascoltatore in un mondo sospeso tra spazio e tempo, popolato da guerrieri e strane creature, senza mai risultare pacchiani o ridicoli. Questa è musica fatta per trasmettere emozioni e far sognare, non troverete nessuno sfoggio di tecnica nel cd. Le melodie e i riff di chitarra sono ridotti all’osso, ed è questa semplicita che li rende così suggestivi: tra l’altro i due hanno imparato a incrociare le loro composizioni (invece che far fare alla tastiera le stesse cose della chitarra) e questo aggiunge varietà e dinamicità alle tracce. Mi permetto di citarne alcune. L’apertura è affidata a “A New Power Is Rising” che introduce subito tutti gli elementi di cui si compone la musica dei Summoning: la drum machine è programmata in modo da sembrare una specie di marcia, grazie anche agli ottimi inserimenti di tamburi e percussioni, le tastiere fano venire un groppo in gola per quanto trasudano epicità da ogni nota, la voce racconta favole in uno stile a metà tra uno screaming black molto rallentato e un sussurro filtrato. Non ci sono chitarre, che faranno la comparsa nel secondo pezzo con un riff dolcissimo e lasciato apposta lievemente in sottofondo. Ma la mia canzone preferita del lotto è “Ashen Cold”, la numero sette. L’inizio da musica celtica mi ha fatto venire le lacrime agli occhi, poi parte la batteria e subentra la chitarra con un riff sognante che si incastra perfettamente con quanto viene fatto dalla tastiera. E’ una song al limite della new age, ha dentro di sé qualcosa di onirico, di magico, come il nome Summoning sembrerebbe confermare… In chiusura troviamo un’altra perla dal nome di “Farewell” (titolo molto esplicativo), in cui fanno la loro comparsa i primi cori mai usati dal gruppo austriaco in una loro canzone, e se il risultato è sempre così eccellente li voglio più spesso! Non fate l’errore che avevo commesso anche io, cioè di considerare i Summoning un gruppo palloso, lento, monocorde. Certo, qui non c’è l’ombra di accelerazioni e tutte le canzoni sono mid-tempos abbastanza simili tra loro, ma non è questo su cui puntano Silenius e Protector: il loro scopo principale è quello di distrarvi dalla realtà, da quello che state facendo, e far lavorare la vostra immaginazione. E in questo campo non temono rivali.
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