Del fatto che il
black fosse un genere multiforme e per nulla statico non ho mai dubitato. Nel contempo, se vent’anni fa mi fossi imbattuto in un novello
Marty McFly proveniente dal 2018, e questi mi avesse spifferato alcuni dei sentieri sonori poi effettivamente imboccati dal Metallo Nero, beh… avrei dubitato della sua sanità mentale.
Invece eccomi qui, pronto a recensire l’ennesimo lavoro formalmente estremo ma sostanzialmente privo di qualsivoglia afflato di malignità o cattiveria.
La musica dei
Coldawn, in effetti, materializza crepuscolari paesaggi autunnali, e pizzica le corde di sentimenti quali nostalgia, sconforto e malinconia, evocati attraverso un sound ibrido a cavallo tra il
DSBM più petaloso e lo
shoegaze.
Pensate ad una
jam session tra
Ghost Bath,
Alcest,
An Autumn for Crippled Children,
Deafheaven e
Germ (in effetti
Tim Yatras fa una comparsata in veste di
guest) ed avrete una sommaria idea del contenuto di “
…In the Dawn”.
Quella della
jam, tuttavia, non è la più calzante delle immagini, posto che i Nostri lasciano ben poco spazio all’improvvisazione, ma anzi investono molto su elaborazione e ricchezza degli arrangiamenti: orchestrazioni, tappeti di
keyboards, intro pianistici (peraltro poco convincenti), voci femminili (ancor meno convincenti) forniscono alle composizioni una veste stratificata e sontuosa.
Anche sotto il profilo compositivo, per quanto mi riguarda, si rimane invischiati nel pantano del bene ma non benissimo: le melodie funzionano, carica evocativa e impatto emotivo non mancano, così come i momenti davvero ispirati (penso alla struggente coda di “
My Escape” o all’amara frenesia di “
Only Moments”).
Purtroppo, a tali pregi fanno da contraltare banalità (l’intro acustica “
Spectral Horizon”), prolissità (gli incipit della
title track e di “
The Essence”) e cadute di stile (le stucchevoli sdolcinerie di “
La Primavera No Llegara Esta Vez”).
Ne esce un lavoro con luci ed ombre, senz’altro capace di soddisfare gli amanti del
blackgaze, ma ben difficilmente in grado di esaltarli.
“
… In the Dawn”, a mio umile avviso, va comunque rubricato come esordio positivo, ed i
Coldawn come band dal buon potenziale e meritevole di una chance.
Vi tengo d’occhio…
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