Quando Shagrath mi ha confessato di essere un fan dei
Devil Doll ho capito molte cose. O meglio,
credo di aver capito molte cose. Nella mia mente tutto è iniziato con una domanda: ha senso associare ancora il monicker
Dimmu Borgir al black metal sinfonico? A prescindere dalla risposta, è davvero così importante? I Devil Doll se ne strafregavano delle etichette, e forse anche per questo sono rimasti una band di culto nonostante una discografia non di certo corposa.
Parlare di
"Eonian" è un po' parlare di questa attitudine
"ma che ce frega" a cavallo tra business (come non citarlo), musica (spesso ben congeniata), immagine (tanta immagine), spacconaggine (quanto basta), paraculaggine (
avoja), e chi più ne ha più ne metta.
I
Dimmu Borgir del 2018 rischiano poco (tant'è che
Jens Bogren alla regia fa notizia fino a un certo punto), e quando lo fanno pestano cose indicibili (di
"Interdimensional Summit" si è già detto di tutto e non aggiungerò altro, segnalo solo che non avrebbe sfigurato in un album degli Epica o dei Nightwish).
Buona parte del full-length rimanda al periodo più "redditizio" della band, quello compreso tra
"Enthrone Darkness Triumphant" e
"Death Cult Armageddon":
"The Unveiling" e
"Archaic Correspondence" non possono non ricordare le atmosfere di
"Puritanical..." con i loro accenni elettronici e le voci pulite del compianto
ICS Vortex rimpiazzate dal coro (spesso fin troppo invadente),
"Aehteric" e
"Lightbringer" rievocano il sound del capolavoro datato 1997, così come
"Alpha Aeon Omega", che ha più di un punto in comune con la ben più celebre
"Raabjørn Speiler Draugheimens Skodde".
Gli episodi davvero degni di nota sono l'anticipata
"Council Of Wolves And Snakes" (groovy e sperimentale considerando gli standard della band), l'elaborata e quasi progressiva
"I Am Sovereign" (scorrevole nonostante i vari cambi di registro) e la conclusiva e strumentale
"Rite Of Passage", cinematografica in tutta la sua epicità.
Sette anni dopo il criticatissimo
"Abrahadabra" ci si poteva aspettare qualcosa di diverso? Secondo me no, e penso di potermi accontentare oggi come allora.