Nel mondo metal certi cliché sono duri a morire. Prendete il caso degli australiani
Vomitor - giunti ad oggi al quarto disco sulla lunga distanza – e di come si “presentano” al pubblico: logo disegnato con improbabile stile retrò, squadrato e molto simmetrico, foto promozionale con la band agghindata con improponibili quantità di catene, cinture a cartucciera ed elmetti immortalata in posa “cattiva” con tanto di croce rovesciata flambé.
Se tutto ciò vi riporta alla mente un certo speed/thrash metal anni 80 avete azzeccato in pieno il contenuto di
“Pestilent death”. Complimenti!
In poco più di 30 minuti si riportano indietro le lancette dell’orologio di oltre 30 anni, quando a scandalizzare gli animi era la violenza slabbrata e caotica dei primi
Sodom, Kreator e Destruction e tutta quella scena composta da malto e irriverenza.
Per quanto sia divertente l’anacronistico tentativo di mantenere in vita queste storiche usanze, i
Vomitor non riescono a piazzare il colpo da maestro, quello che ti fa innamorare del disco per intenderci, fra le sette canzoni che compongono il cd.
E’ per questo
“Pestilent death” un disco brutto? No, non lo è affatto. E’ un lavoro divertente in cui per mezzora si susseguono riff immediati e senza fronzoli accompagnati dalla voce roca del chitarrista/singer
Death Dealer e dal pesato isterico del batterista
Hellkunt.
Peccato che alla fine dell’ascolto non vien voglia di ripremere il tasto play, bensì di rispolverare dalla collezione il seminale “
Obsessed by Cruelty” e cantare il ritornello di “
Deathlike Silence”.
Capito?
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