Ci sono quelle band da cui non si sa mai bene cosa aspettarsi, e i
TesseracT appartengono sicuramente a questa categoria. Alfieri del "nuovo" progressive metal - nonostante non mi consideri uno dei loro fan più accaniti - hanno saputo dimostrare dall'inizio della loro carriera che era possibile reinventare un genere musicale dalle fondamenta.
Devo ammettere che il nuovo
"Sonder" è leggermente al di sotto delle mie aspettative, ma non si può di certo definire un brutto disco. Innanzitutto dura poco, molto poco, appena 36 minuti (come d'altronde va di moda ultimamente - penso ai Good Tiger). E dal punto di vista delle soluzioni adottate l'ho trovato meno "temerario" del solito, non so se rendo. Ma andiamo con ordine...
Si parte alla grande con
"Luminary", traccia diretta, "djentosa" e raffinata nell'arrangiamento, una versione 2.0 dei sopraccitati Good Tiger. La stessa qualità si ritrova nella successiva
"King", una
"Kashmir" moderna dall'incedere epico che strizza l'occhio a certa estetica wilsoniana. I due minuti sublimi, sospesi ed eterei di
"Orbital" sfociano in
"Juno", traccia grooveggiante a cavallo tra funk e prog melodico.
"Beneath My Skin" si tinge di psichedelia e di alternative, mentre
"Mirror Image" mi è parso l'episodio più debole del lotto, o quanto meno il meno coinvolgente, a causa dell'eccessiva linearità.
"Smile" - che avevamo già sentito alcuni mesi fa in versione ridotta - celebra il "matrimonio impossibile" tra i Tool (qui
Tompkins ricorda molto
Keenan) e i Between The Buried And Me, prima della conclusiva
"The Arrow", altra canzone dallo spettro dinamico amplissimo, soffusa e lisergica prima, rocciosa e granitica dopo.
Un ottimo ritorno, anche senza "l'effetto sorpresa".
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