Compie vent'anni la creatura di
Tjodalv (ex-Dimmu Borgir) e
Cyrus (Satyricon, Old man's child), un traguardo importante per una band, e per l'occasione grazie ad
Agonia Records regala ai fans il sesto album della carriera intitolato "
The Lyricist".
Sono trascorsi ben 9 anni dall'ultimo lavoro "
Attitude", un periodo piuttosto lungo a ben guardare, e purtroppo non tutto è andato per il verso giusto per i
Susperia:
Athera l'ex singer ha lasciato la band dopo un grave attacco cardiaco ed un periodo di "tira e molla" con la band ma dal 2015 fortunatamente
Bernt "Dagon" Fjellestad (che aveva in più occasioni sostituito lo stesso
Athera sul palco) è entrato in pianta stabile nella lineup.
Non so se l'ingresso di
Dagon - che aveva maturato esperienze nel gruppo power metal Guardians of Time - ha definitivamente completato la metamorfosi comunque in atto nel sound della band, o semplicemente se la loro maturazione artistica li avrebbe condotti ugualmente a questo punto, resta il fatto che in "
The Lyricist" si sentono solamente molto in profondità le radici black che hanno contraddistinto gli esordi della band.
L'album (e mi dispiace ma devo contraddire il flyer di presentazione) poggia su sonorità thrash melodiche e non certo epic black, nelle quali trova poco spazio lo screaming, ed in generale le harsh vocals sono presenti solamente per enfatizzare alcuni passaggi particolarmente d'impatto come nella prima parte di "
Heretic".
Attenzione però: questo non significa che siamo di fronte ad un lavoro qualitativamente sottotono ma solamente che la furia primigenia del black è stata sostituita con un mood più ragionato e - forse- complesso.
Dopo diversi ascolti trovo che l'intera setlist, dall'opener "
I entered" con il suo coro anthemico passando per la titletrack o le progressioni ipnotiche di "
Day I died" abbia parecchi punti in comune con gli Iced Earth di "Night of the Stormrider" ed i Satyricon dell'ultimo "Deep calleth upon deep".
I
Susperia a mio avviso sono stati inoltre abili nell'adattare il loro suono alla voce potente ed evocativa di
Dagon che -sebbene non sia chiaramente a suo agio nelle parti non in pulito- non sfigura affatto anche quando deve interpretarle.
In definitiva un buonissimo lavoro che, pur senza strafare, resiste anche a diversi ascolti ed anzi migliora come un buon vino lasciato ad ossigenare per il giusto tempo.
Forse i blackster più intransigenti storceranno il naso di fronte a "
The Lyricist" ma d'altra parte ormai i
Susperia sono questo: prendere o lasciare.
Io, per quanto possa valere, prendo.
Susperia -
"I entered"
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