A distanza di 4 anni dal (pessimo) esordio "
Noitia on minun sukuni" i finnici
Hiidenhauta ci riprovano e - grazie ai buoni uffici della
Inverse Records- pubblicano il loro secondo lavoro sulla lunga distanza dal titolo "
1695".
Ed i risultati sono, se possibile, quasi peggiori dell'esordio perchè la parziale giustificazione del debut album non può più essere utilizzata.
E pensare che il tema del disco sarebbe stato interessante per una proposta di (supposto) black metal trattando la Grande Carestia che -a cavallo tra il 1695 ed il 1697- colpì il popolo finnico sotto la dominazione Svedese. Durante quel tremendo triennio un terzo della popolazione morì a causa delle privazioni o delle epidemie.
Un concept quindi adattissimo alla furia, al gelo ed all'annichilimento proprio del metallo nero.
Il problema però è che i nostri purtroppo non hanno ben chiaro cosa voglia dire fare un disco ben suonato di black metal o - per rimanere alle loro parole - di melodic black metal.
Tutto il platter è un continuo intreccio di riffs sentiti millanta volte, inserti di tastiera lasciati cadere quasi a caso, duetti forzati tra le harsh vocals maschili e la voce pulita femminile, tracce di pianoforte, intere strofe declamate che nelle intenzioni dovrebbero aggiungere pathos al tutto ma in realtà finiscono solo per strappare uno sbadiglio e sfuriate di batteria a capocchia.
Ho fatto davvero fatica a trovare qualche elemento valido durante le 9 tracce di questo "
1695", un lavoro che nonostante superi di poco la mezz'ora di durata, mette a dura prova la tenacia di chi vi si accosta.
Forse gli
Hiidenhauta avrebbero avuto maggior fortuna agli albori degli anni '90 ma oggi, con la quantità e la qualità dei lavori che moltissime band hanno prodotto nel metal più estremo, non vedo prospettive incoraggianti.
Possiamo passare oltre.....
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