Donzdorf, 2017. Mi immagino
Tuomas Holopainen varcare le porte del quartier generale della
Nuclear Blast e incrociare
Markus Steiger. Questi gli va incontro pieno di entusiasmo e gli chiede:
"Hai pronto un nuovo album dei Nightwish per me?". E
Tuomas risponde:
"No, ma ho inventato il Celestial Metal!".
Steiger sviene, cade malamente, viene portato via in ambulanza e qui si interrompe bruscamente la mia perversa fantasia...
Devo dirla tutta, l'esordio degli
AURI - trio composto dal sopraccitato
Tuomas, dalla moglie
Johanna e dal fidato
Troy Donockley - è uscito meglio di quanto mi aspettassi. Si riconosce la mano del fondatore dei
Nightwish, ma le sonorità si fanno più eteree e sospese (
"Skeleton Tree", "Underthing Solstice"). Nel mix di influenze celtiche (
"Savant" profuma di Enya) e bucoliche (
"Desert Flower", duetto tra
Troy e
Johanna) spiccano gli episodi "imprevisti" come
"See", dal pedigree orientaleggiante, o
"The Space Between", Eighties alla maniera di
Mike Oldfield. A volte sembra di ascoltare dei Blackmore's Night più sinistri (
"I Hope Your World Is Kind", "Night 13"), ma anche gli appassionati di musica da film che seguono
Tuomas dalle origini non rimarranno delusi (
"The Name Of The Wind", "Them Thar Chanterelles").
Menzione speciale per la brava
Johanna Kurkela, perfettamente a suo agio nella parte della front-woman di un progetto
"epic-romantic ethno pop" che probabilmente nasce e muori qui ma che ha dato modo al marito di ricaricare le batterie prima di un nuovo - e atteso - album della sua band principale.
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