Che bella sorpresa!
Quando ascolto album come
"Mythen, Mären, Pestilenz", secondo lavoro per gli svizzeri
Ungfell, faccio sempre due considerazioni: questo "tipo" di Black Metal è sempre più raro, questa musica è esaltante.
Immaginate di fondere i primissimi Abigor con i Satanic Warmaster più epici, aggiungeteci il debut dei Satyricon e le visioni medievaleggianti di Desaster e Godkiller per avere uno spaccato abbastanza preciso di quello che il gruppo stesso definisce
“un tripudio di suoni furiosi e un viaggio verso epoche da tempo trascorse”.
Il feeling epico e medievale di questo album è la sua caratteristica migliore, nonché il suo marchio di fuoco: gli splendidi intrecci tra strumenti acustici e distorti, l'alternanza tra lo scream ferocissimo del poli strumentista Menekel ed i momenti squisitamente folk (direi alla Taake) creano una alchimia alla quale è impossibile resistere che vi metterà addosso l'irrefrenabile voglia di brandire una spada, cavalcare il vostro destriero al tramonto verso campi di battaglia e colorare di rosso la vostra lama con il sangue dei nemici.
Ogni nota di
"Mythen, Mären, Pestilenz" (Miti, Racconti e Pestilenza) è al posto giusto, tanto è vero che il passaggio dalla crudezza del riffing Black Metal alla dolcezza del violoncello, così come lo stacco dai ritmi forsennati scanditi dai blast beats di
Vâlant dietro le pelli alla delicatezza delle partiture folk, appaiono fluidi e lineari e danno l'impressione di essere perfetti nel loro insieme e non uniti forzatamente come, troppo spesso, accade per gruppi che si cimentino in generi vicini a quello proposto dagli
Ungfell.
Per quanto mi riguarda, questo è un album splendido da ascoltare e "vivere" tutto di un fiato infischiandosene di tutti quelli che lo tacceranno di mancanza di originalità o lo bolleranno come "superato" dimostrando, in tal modo, di non capire questo genere e di non saperne cogliere il fascino.
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