I
The Raz provengono dalla Carolina del Sud e suonano
hard-rock blues.
Come dite? La notizia non vi “sconvolge”? Comprensibile, poiché il ritorno del “classico” è un
trend piuttosto diffuso, eppure fareste bene a non sottovalutare la dirompente tensione espressiva che questo quartetto affida al suo eponimo albo di debutto, edito dalla valente
Rockshots Records.
“
The Raz” è un disco capace di issare sul pennone più alto il nobilissimo vessillo del genere, è alimentato dagli spiriti benigni di Mountain, Deep Purple, Whitesnake, Cactus e Led Zeppelin, ma anche da un fervore che lo rende un prodotto musicale ben superiore a una semplice operazione nostalgica.
Esordienti e tuttavia di certo non privi di esperienza, i quattro americani inondano di
feeling bruciante le loro composizioni e le plasmano attraverso la splendida voce ruvida e stentorea di
David Scott Mcbee e le chitarre
killer di
Nick “Kuma” Meehan, mentre
Dale “Raz” Raszewski (dal cui soprannome la
band mutua la sua denominazione) e
Adam Shealy sostengono la brillante impalcatura sonora con grande solidità e forza.
E’ sufficiente la pulsante fisicità di "
Black garden”, pur ammantata da una riconoscibile atmosfera
Porpora, per capire che non abbiamo a che fare con un uno dei tanti “improvvisati” propugnatori delle radici del
rock n’ roll e qualora fosse rimasto qualche dubbio residuo ci pensa il
groove avvolgente ed evocativo di “
No one to blame” a cancellarlo del tutto, grazie alle scosse sensoriali garantite innanzitutto dall’ugola
Dio-esque di
Mcbee e dall’ispirato
guitar-work di
Meehan.
Il crescendo emotivo di “
Different colored leaves” produce autentici brividi di appagamento e se “S
ince I lost you” sgrana con tangibile
pathos il suo coriaceo
rosario blues, “
13 years” leviga i suoni ammantandoli di pizzico di manierismo, fortunatamente subito scacciato dalla prorompente istintività di “
My woman”, impreziosita da focose scorie
funky.
La vagamente psichedelica “
Mystery” esibisce un’altra sfumatura artistica del gruppo, lasciando poi che siano la scalciante “
No surprise” e l'ombrosa “
What’s real” (con squarci caliginosi degni dei
Sabs) a completare un programma esente da autentiche controindicazioni, in cui temi piuttosto “familiari” vengono trattati con tanta passione, attitudine e talento.
I
The Raz saranno pure dei “conservatori “ e ciononostante fanno una cosa non trascurabile … propongono ottima musica, emozionante e vibrante … attendiamo con impazienza qualche “innovatore” che sappia fare di meglio.
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