Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2018
Durata:44 min.
Etichetta:Rockshots Records

Tracklist

  1. BLACK GARDEN
  2. NO ONE TO BLAME
  3. DIFFERENT COLORED LEAVES
  4. SINCE I LOST YOU
  5. 13 YEARS
  6. MY WOMAN
  7. MYSTERY
  8. NO SURPRISE
  9. WHAT’S REAL

Line up

  • Dale “Raz” Raszewski: bass
  • Nick “Kuma” Meehan: guitar
  • David Scott Mcbee: vocals
  • Adam Shealy: drums

Voto medio utenti

I The Raz provengono dalla Carolina del Sud e suonano hard-rock blues.
Come dite? La notizia non vi “sconvolge”? Comprensibile, poiché il ritorno del “classico” è un trend piuttosto diffuso, eppure fareste bene a non sottovalutare la dirompente tensione espressiva che questo quartetto affida al suo eponimo albo di debutto, edito dalla valente Rockshots Records.
The Raz” è un disco capace di issare sul pennone più alto il nobilissimo vessillo del genere, è alimentato dagli spiriti benigni di Mountain, Deep Purple, Whitesnake, Cactus e Led Zeppelin, ma anche da un fervore che lo rende un prodotto musicale ben superiore a una semplice operazione nostalgica.
Esordienti e tuttavia di certo non privi di esperienza, i quattro americani inondano di feeling bruciante le loro composizioni e le plasmano attraverso la splendida voce ruvida e stentorea di David Scott Mcbee e le chitarre killer di Nick “Kuma” Meehan, mentre Dale “Raz” Raszewski (dal cui soprannome la band mutua la sua denominazione) e Adam Shealy sostengono la brillante impalcatura sonora con grande solidità e forza.
E’ sufficiente la pulsante fisicità di "Black garden”, pur ammantata da una riconoscibile atmosfera Porpora, per capire che non abbiamo a che fare con un uno dei tanti “improvvisati” propugnatori delle radici del rock n’ roll e qualora fosse rimasto qualche dubbio residuo ci pensa il groove avvolgente ed evocativo di “No one to blame” a cancellarlo del tutto, grazie alle scosse sensoriali garantite innanzitutto dall’ugola Dio-esque di Mcbee e dall’ispirato guitar-work di Meehan.
Il crescendo emotivo di “Different colored leaves” produce autentici brividi di appagamento e se “Since I lost you” sgrana con tangibile pathos il suo coriaceo rosario blues, “13 years” leviga i suoni ammantandoli di pizzico di manierismo, fortunatamente subito scacciato dalla prorompente istintività di “My woman”, impreziosita da focose scorie funky.
La vagamente psichedelica “Mystery” esibisce un’altra sfumatura artistica del gruppo, lasciando poi che siano la scalciante “No surprise” e l'ombrosa “What’s real” (con squarci caliginosi degni dei Sabs) a completare un programma esente da autentiche controindicazioni, in cui temi piuttosto “familiari” vengono trattati con tanta passione, attitudine e talento.
I The Raz saranno pure dei “conservatori “ e ciononostante fanno una cosa non trascurabile … propongono ottima musica, emozionante e vibrante … attendiamo con impazienza qualche “innovatore” che sappia fare di meglio.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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