Ridendo e scherzando sono quasi passati venti anni dalla nascita dei
Coram Lethe, band toscana dedita a sonorità estreme che sebbene abbia prodotto quasi sempre musica di alta qualità non è riuscita ad emergere secondo le proprie potenzialità; una proposta certo non semplice, anzi molto matura e che necessita di diversi ascolti, un death metal quasi "contaminato", che rischia di non accontentare chi si nutre di sangue e viscere ne' coloro più attenti a virtuosismi e soluzioni intricate, infiniti cambi di line-up susseguitisi nel tempo (anche con una vocalist una decina di anni fa) che forse sono riusciti a dare la giusta continuità alla band senese.
Non che uno si voglia arricchire col metal estremo ma a volte la mancanza di gratificazione personale può minare ogni velleità e determinazione...fatto sta che sono passati ben sei anni dal precedente "
Heterodox" ed il rischio di trovare dei Coram Lethe svuotati lo avevo sinceramente messo in conto.
Fortunatamente "
In Absence" rimane pienamente nel solco della tradizione, rivelandosi un disco solido, ben costruito, che riesce a coniugare al meglio le tre facce dei Coram Lethe, quella più propriamente volta al death metal, quella più progressiva e dedita ad eleganti costruzioni sonore e quella malinconica e melodica, che lascia quella sensazione di buco nello stomaco che colpisce chi sa ascoltare: in questo senso la summa artistica del tutto è rappresentata dall'intensa "
Not Been Born", senza dubbio uno dei brani migliori della band insieme a "
Cognitive Separation" ma in linea generale non ci sono cali qualitatitivi durante i 40 minuti abbondanti del disco. Anzi, proprio sul finale arrivano le idee migliori, tra cui la conclusiva "
To Rise Again", lunga suite finale densa di negatività e depressione, sentimenti che alimentano la nera fiamma del death metal.
Buono l'ingresso dei nuovi arrivati
Giacomo Bortone alla voce e specialmente di
Christian Luconi al basso che insieme al veterano
Francesco Miatto dietro le pelli va a comporre una sezione ritmica che farebbe l'invidia di nomi assai più blasonati.
Da segnalare la produzione ad opera di
Riccardo Pasini agli Studio 73 e il bellissimo artwork di
Paolo Girardi.
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