Dopo il bellissimo
esordio del 2012, gli irlandesi
Celtachor si erano un po' "persi" con
l'album successivo in quanto il loro mix di folk e musica estrema era diventato abbastanza scontato e standardizzato
Oggi, il gruppo ci riprova, sempre per la
Trollzorn, con il nuovo
"Fiannaíocht" (un concept incentrato intorno alla figura del giovane eroe della mitologia irlandese Finn of the Fianna), un album che introduce alcune novità nel suono dei dublinesi sia per l'ingresso in pianta stabile di un violinista, che si occupa anche dell'arpa, sia per l'uso di epici vocalizzi puliti da parte del singer
Stephen Roche che, fino ad oggi, aveva usato solo lo scream nelle sue interpretazioni.
Queste novità, accanto alla solita proposta dei
Celtachor, rendono il nuovo album, a mio parere, abbastanza disomogeneo: da un lato l'aspetto black metal, più propriamente "estremo", sembra essere diventato quasi un corpo estraneo nell'amalgama sonora, dall'altro l'aspetto celtico / folkloristico, molto più marcato che in passato, e soprattutto l'uso delle clean vocals, assurgono ad assoluti protagonisti del disco non solo perché, come appena ricordato, maggiormente presenti, ma perché la loro qualità, il loro potere evocativo, la loro maestosità, sono tutti elementi che marchiano a fuoco un lavoro che, altrimenti, sarebbe risultato, come il precedente album, piuttosto anonimo.
A mio giudizio, i
Celtachor dovrebbero concentrarsi molto di più su questa componente della loro musica e relegare l'estremo in una piccola nicchia perché non più adatta al loro percorso espressivo che, invece, si giova delle atmosfere epiche e battagliere messe in scena dagli strumenti tradizionali e dall'interpretazione veramente passionale del singer, elementi questi ultimi che danno a
"Fiannaíocht" un taglio vagamente cinematografico che io ho trovato particolarmente interessante e ben fatto.
Se i
Celtachor dovessero decidere di evolversi secondo queste direttive, credo che ne sentiremo delle belle, mentre, in caso contrario, probabilmente, dovremo accontentaci solo di un "buon" gruppo che si limita a percorrere sentieri già battuti.
Il futuro ci saprà, dunque, dire: per adesso promossi con riserva.
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