Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2018
Durata:50 min.
Etichetta:Agonia Records

Tracklist

  1. ΤHE FALL OF THE FIRST PILLAR
  2. SORCERY AND THE APEIRON
  3. AEONIC ALCHEMY (ACT I)
  4. FAUSTIAN ETHOS
  5. THE OLD TREE AND THE WISE MAN
  6. THE ALCHEMISTS OF THE RADIANT SEPULCHRE (ACT II)
  7. DECLINE OF THE WEST (O ΙΕΡΕΑΣ ΚΑΙ Ο ΤΑΦΟΣ)
  8. VITA NUOVA

Line up

  • Acherontas V.Priest: vocals, guitars
  • Saevus H.: guitars
  • Hierophant: bass
  • Dothur: drums
  • Indra: guitars

Voto medio utenti

Dopo la parentesi WTC, etichetta che aveva pubblicato gli ultimi tre album, i greci Acherontas tornano nella scuderia della Agonia Records che da alle stampe il nuovo "Faustian Ethos", settimo sigillo di una carriera di "periferia", passatemi il termine, ma di indiscutibile qualità.
Ancora una volta, infatti, il Black Metal del gruppo di Atene, melodico, occulto e fortemente esoterico, risulta convincente grazie ad una serie di brani scritti e suonati con cognizione di causa, affascinanti nelle loro trame oscure, in bilico tra partiture nordiche ed influenze mediterranee, comunque distanti dal trademak ellenico del Black Metal.
Come detto in precedenza, gli Acherontas scelgono un approccio melodico alla materia estrema tanto che, spesso, durante lo scorrere della tracklist è facile scorgere riferimenti al metal classico, in particolar modo nell'uso delle chitarre, anche se sono le atmosfere "sciamaniche", in questo caso specifico particolarmente epiche ed efficaci soprattutto nelle bellissime partiture recitate, a dare quel tocco in più ad un album che non si fa fatica ad apprezzare anche in virtù di un lavoro in fase di arrangiamento davvero di primissimo piano.
"Faustian Ethos" ci fornisce l'ennesima prova della bontà del progetto Acherontas: un progetto, a detta dei suoi autori, non solo musicale ma anche di approccio all'esistenza in un connubio, oscuro, che si manifesta in un suono ricco di sfumature, attento alle melodie ma non per questo meno incisivo di quello di gruppi molto più "estremi", almeno sulla carta, dei Nostri.
E questa ultima considerazione fornisce, a mio parere, la grandezza di un gruppo che, sebbene relegato ai margini della scena, continua ad essere garanzia di malvagità e qualità.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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