Il mercato del disco è in piena stagflazione, la fruizione delle sette note avviene sempre più in forma “liquida” e distratta, mentre la sua controparte “fisica” sembra divenuta ormai una questione di eccentrico “feticismo” … tutto tristemente vero, per una situazione che rischia di far perdere entusiasmo ai
musicofili e agli stessi addetti ai lavori … poi però esce un’opera monumentale come questo “
Marc Bolan, David Bowie – A Tribute to the Madmen” e ti rendi conto che la passione possiede ancora una forza incontenibile, capace di superare ogni forma di razionalità, e che la creatività è un valore universale in grado di unire in maniera trasversale sensibilità stilistiche molto diverse.
Tre
Cd, quarantanove brani, venticinque interpreti, una sontuosa veste grafica, il tutto fortemente voluto dalla
label ligure
Black Widow Records allo scopo di celebrare due autentici geni del
rock n’ roll, dell’arte in generale e del costume del calibro di
Marc Bolan e
David Bowie … difficile immaginare qualcosa di maggiormente “folle” e appassionato in tempi di superficialità e frenesia diffusa come i nostri.
Per chi la musica la considera ancora una manifestazione di totale coinvolgimento sensoriale e non smette mai di essere curioso, il cofanetto in questione rappresenta una straordinaria scaturigine emozionale, da centellinare ed esplorare, magari andando a cercare le esecuzioni originali dei brani meno noti (e sono parecchi) e scoprendo che in ogni caso si tratta di trascrizioni ricche di devozione ma anche di temperamento, ben lontane dal “compitino” tipico di molti “album di cover”.
Un omaggio sentito e vero, dunque, rivolto a due icone che, seppur con livelli di celebrità leggermente differenti, hanno dato moltissimo a intere generazioni di musicisti, impiantando il seme della “rivoluzione”, della trasgressione, del trasformismo e dell’estro nelle loro fertili personalità, per poi vederlo germinare nelle più svariate formule espressive.
Le eventuali citazioni appaiono quindi francamente davvero superflue … scoprire il modo in cui un discreto numero di quei “discepoli” tanto differenti tra loro ha voluto ripagare un insegnamento così prezioso, è un’avvincente suggestione che decido di affidare interamente all'ascoltatore, ricordandogli che se c’è ancora qualche speranza di non veder diventare la musica l’ennesimo prodotto “usa & getta” della cultura contemporanea è grazie ad artisti e discografici illuminati come questi … non rimane che sostenerli come meritano.
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