Ammetto di esser rimasto un po’ male.
Memore della divertimento provato nell’ascoltare “T
rample the weak, hurdle the dead” e dal comeback “
Only the ruthless remain”, le mie aspettative nei confronti della nuova fatica degli
Skinless erano parecchio alte, tanto che in redazione avevo prenotato da tempo “
Savagery” fra le uscite da trattare.
Fra me e me già pregustavo di aver fra le mani una della bombe sonore dell’anno, ed invece mi son ritrovato “solo” un dannato, buonissimo lavoro, di death metal.
Cosa ha “Savagery” in meno dei predecessori?
A pelle posso dire che manca quella lucida pazzia di suonare in maniera sfacciata e irriverente, ma anche che la produzione, a conti fatti, non gli ha dato quella spinta decisa nella direzione giusta, risultando fin troppo – passatemi il termine - “elegante” per gli Skinless.
Certo la band newyorkese ci ha messo del suo, spostando una parte del proprio songwriting verso soluzioni meno claustrofobiche e serrate che, sebbene conferiscano una varietà sconosciuta agli esordi della loro carriera, tolgono qualcosa in fase di “stordimento”.
Sentite la differenza di tiro fra la titletrack che apre il disco e la successiva “
Siege engine” per capire esattamente cosa intendo: non si viene asfaltati per quaranta minuti.
Nonostante passaggi interlocutori come la già citata “Siege engine”, “
Reversal of fortune” e “
Medieval”, “Savagery” alla fine si lascia ascoltare fino in fondo, e la coppia
Matthews/Carpenter è fin troppo esperta e capace in grado di tirar fuori dei bei conigli dal cilindro (v. “
Line of dissent” e “
Exacting revenge”).
Non nutro alcun dubbio sul fatto che “Savagery” troverà numerosi estimatori, ma ciò non toglie l’amaro in bocca da una band da cui mi attendevo molto di più.
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