Se esiste una band che ha quasi raggiunto i livelli di ispirazione di "
Holy Diver" (
Dio), questa risponde al nome di
Fifth Angel. Il primo, omonimo album, uscito originariamente per Shrapnel Records, non può lasciare indifferente nessuno, che si parli di etichette discografiche, di critica, o di metal fans. Un concentrato di hard'n'heavy furente ed epico allo stesso tempo che, onestamente, ha ancora oggi ben pochi eguali. Colpisce in particolare la voce del frontman
Ted Pilot, degnissimo epigono del Ronnie James più amato dal popolo del rock duro, ma anche la precisione chirurgica del duo chitarristico
James Byrd/Ed Archer, così come la bombardante sezione ritmica composta dal formidabile drummer
Ken Mary e dal bassista
John Macko.
"
Fifth Angel" viene ristampato nel 1988 dalla CBS/Epic Records, che nel frattempo ha scritturato la band per la realizzazione del secondo 33 giri, così le meraviglie generate dalle varie "
In The Fallout", "
Call Out The Warning" e "
Wings Of Destiny" possono essere (nell'attesa) gustate da un pubblico ben più ampio rispetto al risicato bacino d'utenza che può garantire una piccola label come la Shrapnel. Quanto abbia inciso la firma per una potente major nelle scelte stilistiche del gruppo non è ovviamente dato sapere, tuttavia l'uscita di "
Time Will Tell" non è accompagnata solo da entusiasti consensi, ma anche da aspre critiche di presunta commercializzazione.
L'accusa proviene per lo più da quella fascia di ascoltatori che avevano idolatrato l'esordio come manna dal cielo, i quali non vedono di buon occhio la svolta class metal sprigionata dalle tracce del nuovo disco. Per farla breve, se in "Fifth Angel" il modello di riferimento erano i primi Dio, in "Time Will Tell" la principale musa ispiratrice sembrano diventati i
Dokken di "
Under Lock And Key" e "
Back For The Attack", nonché i
Whitesnake post "
Slide It In".
Nulla di male, il suono resta roccioso, potente, magniloquente, ma è indubbio che la cura delle hooklines risulti nettamente più marcata e propensa ad una fruibilità massiva. Il quintetto mette le cose in chiaro fin da "
Cathedral", opener perfetta per definire le coordinate disegnate dalla rotta dell'album, con quel riff cromato ad accompagnare mirabilmente le linee vocali di Ted Pilot. "
Midnight Love" ha un chorus micidiale ("
Midnight Love, searching for a break in the moonlight, Midnight Love"), che conquista anche il noto conduttore
Howard Stern, il quale darà ampio spazio al brano nel corso delle sue lunghe trasmissioni radiofoniche. "
Seven Hours" fa pendere l'ago della bilancia maggiormente verso l'epicità senza sacrificare un grammo di quel class-touch da cui è invece pervasa totalmente la ballad "
Broken Dreams" (alla "
Into The Fire", Dokken of course), ma soprattutto una title-track che suona quasi come dichiarazione d'intenti. Tralasciando la cover "estetizzata" anche se piuttosto fedele di "
Lights Out" (
UFO), l'edonismo heavy di quegli anni si ripresenta in pompa magna con "
Wait For Me" ed "
Angel Of Mercy", dai refrain prepotenti eppure immediatamente fruibili. "
We Rule" parla invece la stessa favella di "Fifth Angel", una guerresca cavalcata scandita da un coro pernicioso e condotta da chitarre facinorose, ma ci pensa "
So Long" a riportare il disco sulle strade lastricate d'oro del class metal: trattasi di un elegante e suggestivo "slow" d'acciaio, in cui risulta veramente difficile capire dove finisce Don Dokken e dove inizia Ted Pilot. La chiusura viene sancita dal fuoco rapido di "
Feel The Heat", col suo ritornello a combustione in tempo "re(g)ale" che affascina i seguaci dell'heavy rock deluxe, ma forse lascia un pò di amaro in bocca agli headbangers duri e puri.
D'altra parte, l'investimento del colosso CBS pretende il suo tornaconto, ed il dazio da pagare è quello di abbassare leggermente il tasso di intransigenza in favore di un più spiccato appeal commercializzabile. Nulla di male, con "Time Will Tell" i Fifth Angel sciorinano impeccabile elettricità e potenziale da chart breakers in egual misura.