Nel 1986, da una “costola” di
Rockerilla, nasce
Hard ‘n’ Heavy,
Trimestrale (almeno nelle intenzioni, avrà purtroppo vita breve …)
di Hard Rock e Heavy Metal. Nel primo numero, con i raffinati Queensryche di “
Rage for order” in copertina, all’interno della rubrica denominata
Hot & Ready (deputata a segnalare le uscite discografiche
underground più meritevoli), accanto ai nomi di Vinne Vincent Invasion, Sacred Blade (mamma, che disco “
Of the sun + moon” …), Fate, Zeno e Racer X, l’attenzione di questo allora appena maggiorenne
rockofilo viene attratta da un
monicker decisamente affascinante …
Fifth Angel.
La recensione dell’omonimo debutto del
Quinto Angelo (pubblicato sulla Shrapnel Records di
Mike Varney, folgorato dal suo
4-tks demo), a firma dell’indimenticato vate del giornalismo metallico italiano
Beppe Riva, fece il resto, dando avvio all’affanosa ricerca di quella meraviglia vinilica, definita come [...]
la riscoperta delle antiche vestigia del metallo mitologico [...], da affiancare al migliore
R.J. Dio e ai (in quel momento in
stand-by) Manowar.
Ci vorrà un po’ (altri tempi,
guys …), ma quando finalmente “
Fifth angel” viene affidato alle cure del mio fedele giradischi, le suggestive parole del leggendario
Riva sembrano prendere forma sonora direttamente nella mia cameretta, conquistando immediatamente i sensi e istigando quell’entusiasmo irrefrenabile che credo sia un sentimento assai familiare a tutti i nostri
gloriosi lettori.
I
Fifth Angel, forti di un’origine geografica (Bellevue, Washington DC) che aveva già prodotto colossi del calibro di Heir Apparent, Q5, Metal Church e degli stessi Queensryche, erano davvero una incredibilmente competente ed emozionante compagine di
HM “classico”, con l’ugola d’acciaio di
Ted Pilot (allievo di
David Kyle,
vocal coach di
Geoff Tate,
Ann e
Nancy Wilson, …) a “pilotare” composizioni possenti ed evocative, orchestrate dalle chitarre affilate del funambolico solista
James Byrd e del prezioso
Ed Archer, mentre dietro ai tamburi sedeva un “certo”
Ken Mary (allora segnalatosi per la militanza nei TKO e nella
band di
Alice Cooper), a garanzia di un’instancabile e massiccia propulsione ritmica.
L’opera lungo tutta la sua durata non manifesta la benché minima ombra di flessione … gli assalti siderurgici di “
In the fallout” e “
The night”, le cadenze
anthemiche di “
Shout it out” e “
Only the strong survive”, la coinvolgente solennità della
title-track, l’ardore bellicoso di "
Call out the warning” e poi ancora la cromata magniloquenza di “
Cry out the fools”, la magia arcana di "
Wings of destiny” e l’incalzante lirismo di “
Fade to flames”, sono in grado di mettere in seria difficoltà, grazie ad una formidabile forza espressiva, anche i più blasonati interpreti del
US power metal, ieri come oggi.
Se, infatti, rispolveriamo questo favoloso dischetto, è perché la
Metal Blade Records, dopo alcune operazioni analoghe del passato (la prima nel 1988, a cura della Epic), ha deciso di ristamparlo, proponendolo (sia in vinile, anche colorato, e sia in
Cd), nella sua configurazione originale, priva di materiale
bonus.
Una scelta che qualcuno potrà forse criticare ma che personalmente, pensando alle troppe riedizioni infarcite da inutili “specchietti per le allodole”, mi sento di condividere … e poi diciamo la verità, cosa si può aggiungere a un autentico capolavoro di questa portata, rimasto tale anche a distanza di oltre trent’anni dalla sua prima apparizione sul globo terracqueo? Qualora non l’abbiate ancora fatto,
buy or die!