“Fear Is A Handful Of Dust” è il debut degli Hurtlocker, band proveniente da Chicago e dedita ad un metalcore molto aggressivo che mostra, abbastanza spesso, sprazzi di derivazione death metal.
Si diceva dell’aggressività, la quale pervade il disco dalla prima all’ultima traccia, e se, sovente, questa viene quasi a noia, visto che la band talora è monolitica nelle proprie convinzioni, talvolta tira fuori dei pezzi, ed è il caso di “I Am Everything…Nothing” o di “The End Of An Age”, ricchi di groove e di dinamismo sonoro.
Il disco è pieno di riffoni che farebbero invidia agli Slayer, anche se rivisti in un ottica più hardcore, questione anche di produzione, in questo caso affidata a Zeus, già al lavoro con gli Hatebreed tra gli altri.
L’impressione è che gli Hurtlocker siano una band che viene dal metal e sia stata prestata all’hardcore, e ciò emerge soprattutto quando il chitarrista Tim Moe tira fuori alcuni assoli davvero fulminei.
La prova vocale di Grant Belcher invece è in linea con il mood del disco, aggressiva, monolitica, mai aperta a nuove e più variegate soluzioni.
In definitiva ci troviamo ad un disco che lascia il tempo che trova, ottimo per regalarsi un mezzora di sana violenza, ma incapace di superare il secondo o terzo ascolto e, soprattutto, di tenere l’attenzione dell’ascoltatore su di se per qualcosa che non siano vocals abrasive e un wall of sound tanto monolitico quanto noioso. Senza infamia e senza lode.
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