Che qualcosa non girasse alla perfezione in "
Stars wept to the Sea", secondo album degli
Unreqvited, one man band del polistrumentista canadese
Willow Vale rilasciato dalla sempre attenta
Avantgarde Music, l'ho capito dai commenti di mia moglie che -invece di invitarmi caldamente all'ascolto in cuffia- ha proferito un "
Mi piace, lascialo pure...".
In questi casi qualcosa non va, sempre.
In realtà il disco non è male e la proposta del nostro è sospesa tra le atmosfere incantate e sognanti tipiche di band quali Elderwind, Caladan Brood o Saor e la malinconia sonora del post black degli Harakiri for the Sky.
Ma dopo pochi passaggi nel lettore ho avuto la sensazione di avere tra le mani un lavoro irrisolto, incerto sulla direzione da prendere e dalla personalità poco marcata.
Le sonorità che fanno galleggiare negli spazi siderali dell'opener "
Sora" o nell'eterea "
Kurai" sono sicuramente ad alto impatto emotivo ma brani come "
Namida" o "
Empyrean" giocati solamente su partiture di tastiera ed abbondanti dosi di elettronica strappano più di uno sbadiglio, quasi fossero inseriti per "allungare il brodo".
Molto buone viceversa "
Anhedonia", una traccia che si dibatte tra screaming disperato, tema portante di chitarra insistente e ripetuto ed ottimi ceselli di tastiera, e la successiva "
Stardust" che ne ricalca lo spartito.
La ripetitività è purtroppo un altro aspetto che impedisce a "
Stars wept to the Sea" di salire di livello: c'è qualità diffusa ma pochi episodi che fanno veramente sobbalzare.
A tratti questo disco mi ha fatto pensare più ad una colonna sonora cinematografica più che ad un album vero e proprio.
Non troppo bene nè troppo male in definitiva, ma
Willow Vale/Unreqvited ha tutta l'aria di essere ancora una crisalide: aspetto con curiosità di vedere cosa ne uscirà già dal prossimo disco.
Unreqvited - "
Stars Wept to the Sea" (
full album)
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