Non so voi, ma se mi dicono "1977" mi viene da pensare al "punto 0" del movimento punk. È intorno a quell'anno che Sex Pistols e The Clash in Inghilterra, The Stooges e Ramones in America ferivano gravemente - quasi mortalmente - la scena musicale progressiva imperante fino a qualche mese prima in entrambi i continenti.
Non so quale sia l'opinione dei
'77 a riguardo, ma di sicuro con il punk hanno davvero poco da spartire. Sì, suonano un po' grezzi (e sono spesso stonati e scordati), ma i loro riferimenti artistici sono da ricercare principalmente nell'opera di
Ozzy Osbourne (di cui
Armand Valeta è un discreto imitatore) e dei
Black Sabbath.
Il rifframa è meno oscuro di quello di
Tony Iommi (
"Bread And Circus", "Be Crucified"), ma tende a perdersi in soluzioni scontate e scolastiche (penso all'inutile cavalcata di
"Who's Fighting Who" o alle idee messe in campo in
"Hands Up" o in
"It's Near").
Gli echi glam (
"Where Have They Gone", forse la traccia meglio riuscita del lotto), le deviazioni bluesy (
"You Better Watch Out"), le ibridazioni improbabili (i
Led Zeppelin a braccetto con gli
Who in
"Fooled By Love", il "southern-indie" di
"Last Chance") o gli amori indimenticati (
"I Want My Money Back" trasuda
AC/DC da ogni poro) non agevolano la fruizione di un album che vorrebbe sembrare maturo ma ottiene l'effetto diametralmente opposto (il
divertissement conclusivo alla
Brian Setzer "Make Up Your Mind" è il colpo di grazia in tal senso).
Nella carriera di una band, arriva sempre il momento in cui è indispensabile tirar fuori qualche idea che sia farina del proprio sacco. Cari
'77, questo momento è giunto anche per voi.
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