“
A Waning Silhouette” è l’album d’esordio per il terzetto canadese
Begotten, un esordio che si fa apprezzare per qualità, disperazione e un senso di grandezza messianica sin dalle prime note di “
Life Lost In Seclusion” fino alla conclusiva “
When Even The Sun Does Not Wish To Rise” , vero capolavoro del gruppo, dove melodie lancinanti ma semplici, costruiscono un tappeto sonoro disperato per lo screaming inumano di
Thomas Learner. I
Begotten prendono l’istinto suicida dei Nyktalgia, il male di vivere degli Useless e lo filtrano con l’attitudine antiumana di Xasthur, tramandando il tutto ai posteri nella “malaugurante” title track, dove improvvise accelerazioni arieggiano le claustrofobiche atmosfere che segnano l’addio all’umana condizione … Esula un po’ da questo asfittico contesto il terzo pezzo “
Nostalgist”, dove una lunghissima introduzione folk-acustica sfocia in un violento sfogo musicale che mi ha ricordato, per feeling ed emozione, l’epocale “Wish I Could Cream It Again” debut dei nostrani Novembre, e dove le epicheggianti clean vocals, rimandano a quelle dei mai troppo esaltati Darkwoods My Betrothed (“Autum Roars Thunder” era) o dei Borknagar. Su tutto l’album non si può non notare la pesante e ingombrante ombra del Conte, vero iniziatore e ideatore di un genere che alla iconoclastia del black metal ha abbinato la raggelante solitudine dell’inutile essere umano moderno … In soli 34’ ci troviamo di fronte a quattro brani che non volendo e non dovendo reinventare niente, ci ricordano semplicemente quanto vana e illusoria sia la nostra presenza sul pianeta terra. Nello scorrere e svilupparsi dell’album il concetto di bellezza viene trasformato in bellezza angosciante e depressiva, che ci accompagna in un viaggio d’addio, diviso in 4 lunghi momenti dallo svanire della speranza fino al distacco definitivo in un climax di emozioni sempre più negative, dove il bagliore di luce, della già citata “
Nostalgist”, stride ancor di più con il buio pesto di “un sole che, neanche lui, ha voglia di sorgere” … Spero vivamente, anzi veramente, perché in
Begotten il termine “vita” è abolito, se non abbinato con morte, che gli amanti degli inni alla solitudine sappiano dare il giusto supporto a questa meritevole band, perché il sentiero intrapreso, funesto e senza luce, li porti comunque nell’inferno dei giusti. Depressive and majestic black metal.
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