"Blood 'n' roll" è un gran bel disco e dimostra che il "buon" (non so se gradirà essere definito in questo modo) Dave Pybus (di fama Anathema e Cradle of Filth) ha avuto lungimiranza e buon gusto nello scegliere questi nostrani Bloody Mary per il roster della sua neonata etichetta dal nome originalissimo SixSixSix Records.
Eh già, perché i Bloody Mary arrivano dall'area milanese ed evidentemente la città più operosa, snob e manager-istica del nostro Belpaese (almeno se vogliamo rispettare i canoni di un ormai consunto immaginario collettivo) si trasforma, ovviamente nelle ore notturne, in una goth city fatta di ambientazioni torbide, oscure ed inquietanti, capaci di ispirare i nostri nella realizzazione del loro convincente e vitale gothic rock metallizzato.
Poco importa se poi non è stato "l'habitat" ad influenzare la musica contenuta in questo professionalissimo e molto curato full-length d'esordio, dove anche gli aspetti legati all'immagine, così importanti in queste specifiche coordinate stilistiche, sono stati tutt'altro che trascurati, quello che conta è che i lombardi, anche in mancanza di particolari facoltà d'audacia compositiva, sono stati in grado di sfornare un dischetto gradevolmente tenebroso, magnetico ed intrigante, per merito soprattutto di una consistente capacità nella stesura di canzoni veramente efficaci.
Come accennato, i riferimenti musicali sono abbastanza abituali: partendo dal fondamentale influsso dei maestri della dark-wave Sisters Of Mercy e delle spigliatezze malinconiche dei Cure, si arriva a Fields Of The Nephilim, H.I.M, Type O Negative e 69 Eyes, ma, grazie alla sagacia e alla naturalezza nell'amministrare la loro citazione e con la partecipazione di una discreta dose di personalità, questa proposta musicale risulta fresca ed adescante, nella quale anche i richiami più espliciti sanno in ogni caso come farsi apprezzare.
La morbosa e catalizzante "Icy blue", lascia il posto ad una "Drops" dai risvolti melodici vagamente rockeggianti, mentre "I won't be unfeeling" e l'evidente dichiarazione "d'ammirazione" per la band di Peter Steele denominata "Cease to burn" seducono con armi note ma sempre assolutamente irresistibili, così com'è bellissimo cedere alle lusinghe dell'avvenenza cupa ed evocativa di "It's too late", "Judas spite" e "The 2nd chance".
"Learning to fly" sorprende con una struttura d'atipica ballata energica e suggestiva, "Little sister" coinvolge con fascinosa semplicità e "Before the rain" svela, nelle modulazioni dell'ottimo Aldebran, addirittura colorazioni riconducibili al Jim Kerr più decadente, ad ulteriore dimostrazione che gli anni migliori (e nella varietà dei loro protagonisti, parecchio "contraddittori") della new-wave non sono passati del tutto inosservati.
I Bloody Mary sono, quindi, veramente una band eccellente, persino superiore a tanti nomi maggiormente famosi del settore e rappresentano assieme agli OperaNoire (un'altra formazione italica che per affinità prima di tutto "d'approccio alla materia" mi sembra essere piuttosto vicina ai nostri) e qualche altro, una nuova ed agguerrita falange tricolore pronta a dare battaglia sul sovraffollato fronte del metallo gotico. Se saranno adeguatamente sostenuti, sapranno creare parecchi grattacapi alle celebrità summenzionate e magari stabilire nuove gerarchie; le potenzialità (anche squisitamente estetiche) per farlo ci sono tutte ...
Le "creature" della notte che vorranno abbandonarsi ai suoni dei Bloody Mary credo che saranno molto soddisfatte ... "sangue e rock 'n' roll" da queste parti hanno ancora davvero un ottimo sapore ...
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