Per suonare oggi nei
King Crimson bisogna sottostare alle sette regole principali stilate da sua maestà
Robert Fripp nel 2014, che riporto in lingua originale:
- May King Crimson bring joy to us all. Including me.
- If you don’t want to play a part, that’s fine! Give it to someone else - there’s enough of us.
- All the music is new, whenever it was written.
- If you don’t know your note, hit C#.
- If you don’t know the time, play in 5. Or 7.
- If you don’t know what to play, get more gear.
- If you still don’t know what to play, play nothing.
Precetti a parte, quel che è certo è che negli ultimi anni il chitarrista inglese fondatore di uno dei più essenziali gruppi della storia del rock (nessuno mi farà mai cambiare idea a riguardo) si è come “riappacificato” con il variegatissimo repertorio di una vita, che parte dal seminale
“In The Court Of The Crimson King” - più volte definito “il punto 0” del progressive rock - per arrivare al clamoroso
“The Power To Believe” (e noi tutti in trepidazione per un nuovo album dei Tool… ma per piacere! ndr).
Sempre parlando di ovvietà, è chiaro che la nuova incarnazione live dei
King Crimson - quella “a 3 batteristi” per intenderci - ha dato a
Robert Fripp un pretesto (se mai ce ne fosse stato bisogno) di tornare a pubblicare dischi dal vivo con una continuità impressionante, finanche eccessiva - ormai ogni 9/12 mesi ne esce almeno uno ufficiale, senza parlare della serie
“Collectable”, in cui mancano giusto le riprese dei rumori intestinali della formazione.
Le registrazioni di questo
“Live In Vienna” vengono da una serata oggettivamente magica del tour che ho avuto la fortuna di vedere nella sua data milanese al Teatro degli Arcimboldi di Milano. Nella miglior tradizione crimsonica, la registrazione è “grezza” nel senso positivo del termine, minimamente sottoposta a mix perché non necessario, con i tagli netti delle urla del pubblico tra un CD e l’altro.
La resa su disco, per chi li ha avuti davanti ai propri occhi, non è certamente la stessa - in particolare si perde molto la “presenza” dei tre batteristi - ma ci si può sicuramente accontentare quando in scaletta ci sono classici inestimabili come
“Sailor’s Tale”, “Epitaph”, “Larks’ Tongues In Aspic”, “Red” o
“Heroes” di
David Bowie (originariamente registrata proprio da
Robert Fripp).
La seconda metà del terzo CD è davvero per stomaci forti (si tratta di "frippertronics" e improvvisazioni lisergiche risalenti al 2016), ma dopo un trittico composto dalla sopraccitata
“Heroes”, da
“Fracture” (ripresa a Copenaghen) e da
“21st Century Schizoid Man” come ci si può lamentare?
Una tappa obbligata per ogni amante del rock.
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