Dopo l'oro, l'argento.
I folli Urarv tornano ad un anno di distanza dall'esordio "Aurum" con il nuovo EP "Argentum" che contiene sei brani concepiti nello stesso periodo del debut e, a mio avviso, meglio focalizzati e di qualità superiore.
Perchè?
Perchè Björn Aldrahn Dencker (sapete chi è, si?) questa volta ha saputo meglio gestire la convivenza tra partiture "sperimentali" e Black Metal moderno in un connubio che, per forza di cose, riporta alla mente i DHG e i Thorns rielaborati, però, in una forma più "immediata" frutto di una urgenza espressiva che sembra essere caratteristica peculiare del terzetto norvegese.
"Argentum" è, dunque, un album estremo, non mi va di definirlo "solo" Black, dal taglio decisamente moderno fatto di pezzi diretti e taglienti sui quali Aldrahn, purtroppo uscito nuovamente dai DHG, "gioca", da par suo, con soluzioni vocali spiazzanti e personalissime che passano da inflessioni teatrali a puro, isterico, annichilamento, conferendo a tutto il disco quel taglio avanguardistico tipicamente norvegese che abbiamo imparato ad amare nei gruppi che ho citato in precedenza.
Occorre tuttavia sottolineare come gli Urarv, anche grazie ad una sezione ritmica efficacissima, siano in grado di picchiare duro e di graffiare grazie al riffing dissonante e atonale delle chitarre e ad una serie di pezzi, dal piglio thrash sbilenco alla Voivod , che sono dei veri e propri pugni in faccia ben assestati che faranno la felicità di chi dalla musica, oltre ad una vena di follia, cerca anche l'efficacia.
In pratica, gli Urarv su questo nuovo EP sembrano volerci ricordare che va bene essere "avanti" ma che sempre di Metal stiamo parlando e che, quindi, sotto il palco la gente deve anche scapocciare ...
Progetto molto interessante.