Secondo capitolo per gli svedesi
Armory ed il loro
Swedish Speed Metal che dopo l'ottimo debut album del 2016
"World Peace... Cosmic War” tornano sulle scene con un nuovo lavoro intitolato
“The Search” e ancora una volta le tematiche trattate sono basate sulla fantascienza, come si evince dalla copertina dell’album.
Artwork stupendo, in cui due losche figure in camice bianco si trovano in quella che sembra essere una cabina di comando di una navicella spaziale che fa rotta verso un pianeta “oscuro”, o forse è solamente il sole è oscurato da una eclissi solare.
Gli occhi verdi dei due personaggi tuttavia non lasciano intravedere nulla di buono, il tutto è disegnato in maniera tradizionale, nessun segno tangibile di computer grafica o art design, solo tanto
old style che piacerà senza dubbio a molti nostalgici.
I ragazzi di Göteborg proseguono lungo il cammino intrapreso col precedente album, proponendoci una soluzione stilistica che resta ancorata ad un verace Speed Metal in cui gli
Armory ovviamente si trovano perfettamente al loro agio.
Ecco dunque che brani come
“Rise Above”,
“The Search” o
“Star Voyage” catturano l’attenzione di chi ascolta col loro intercedere deciso, basato su riff grezzi, batteria che picchia sempre duro e una notevole quantità di solo-guitar di ottima fattura!
Non mancano i richiami ai
mostri sacri del genere quali:
Exciter,
Mercyful Fate,
Slayer e
Overkill, tutte band che in un modo o nell’altro hanno influenzato gli
Armory a tal punto che se non sapessimo si tratti di una band svedese potremmo tranquillamente pensare che provengano dagli Stati Uniti.
Del resto chin l'ha detto che la Scandinavia debba esportare solo Power Metal o Metal Estremo?
Altro pezzo meritevole di attenzione è
“Heavy Metal Impact”, già il nome è tutto un programma, in questo caso troviamo anche delle “libertà stilistiche” nel cantato di
Konstapel, mentre la successiva
“The Twin Suns of Solaris” si conferma solida e rocciosa per tutta la durata del pezzo nel quale spicca l’assenza di un vero e proprio refrain.
L’album scorre lungo una rotta precisa, come un vulcano in eruzione continua, il susseguirsi dei restanti episodi vede una batteria precisa, potente ed ossessionante, presenza costante di twin guitars, lanciati come un missile terra/aria.
La conclusiva
“Hisingen Warriors” è forse l’episodio più bello dell’intero lotto nonché il brano più lungo e articolato di
“The Search”.
In conclusione posso dire senza timori che abbiamo fra le mani un ottimo album, che ti avvolge fra i suoi riff, cresce in intensità e diventa sempre più coinvolgente attraverso il succedersi delle canzoni che non scendendo mai sotto la soglia della sufficienza.
Non ho trovato nulla di imperfetto in
“The Search”.
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