Chiusa l'esperienza con gli Eternal Fate (inizialmente sotto il nome Suprema), il cantante
Luís Domingos ha poi dato vita ai
Krull, contornandosi di nuovi compagni di viaggio e senza cambiare la rotta da perseguire, che non si schioda da quello che indubbiamente è un Heavy Metal tipicamente ottantiano. E lo è talmente tanto, che le sonorità di "
The Black Coast" sembrano uscire direttamente da una vecchia Demo Tape degli eighties piuttosto che da un lucente supporto digitale.
Che poi sia un pregio o un difetto, è tutto da vedere.
Di certo, guardando al titolo dell'album, troviamo invece quella che è l’ispirazione a livello lirico, tipicamente Sword & Sorcery e con in testa i racconti di Robert E. Howard, il quale lungo la "Costa Nera" ha ambientato diverse avventure del suo eroe più illustre: Conan il Barbaro.
L'intro
"In the Woods" ha proprio il compito di rievocare questo scenario, mentre è la successiva "
The Witch" ad introdurci alla proposta musicale dei
Krull: uno Speed Metal sgraziato, ruvido e ingenuo ma credo altrettanto onesto e pure con un suo fascino.
Luis Domingos, alterna screaming maligni e vocals più profonde e potenti, la registrazione è sporca e fortemente deficitaria, ed a soffrirne maggiormente - come spesso capita in questi casi - è la resa della batteria. Le seguenti "
By Steel" e "
Marching to Mountains" sono sulla stessa lunghezza d'onda e si cambia registro con "
Valhalla", la solita power ballad d'ordinanza che oltre a mostrare soluzioni largamente scontate mette alle corde un
Luis Domingos in evidente affanno nelle clean vocals, e le cose non migliorano nemmeno all'altezza dei cori e dei refrain. I limiti al comparto vocale vengono sottolineati anche dalla retrò ed epicheggiante (o perlomeno vorrebbe esserlo) "
The King and the Sword", e vanno – solo - un po' meglio nelle veloci e lineari
"Immortals" e "
Stand Fight to Kill". Chiude l'album la titletrack, che parte male con degli scontatissimi "oh oh oh oh", per poi riprendersi con un discreto tocco epico, che però i brasiliani sporcano, tirando troppo per le lunghe con superflui dei passaggi in screaming e andando ben oltre gli otto minuti di durata.
Tuttavia, forse contro ogni logica, non riesco proprio a stroncarli, e mi limito alla raccomandazione di avvicinarsi a "
The Black Coast" con tutte le dovute cautele.
Poi non resta che aspettare e vedere cosa sapranno fare in futuro.
Metal.it
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