I torinesi
Feronia propongono un classic/epic metal con vibrazioni dark rock dal sapore settantiano, guidati dall’elegante e duttile voce di
Elena Lippe, autrice di tutti i testi delle canzoni. Le liriche sono gravide di contenuti che spaziano tra psicologia, ecologia, esperienze spirituali, consapevolezza, archetipi junghiani, connotando una visione del mondo come Grande Madre generatrice da comprendere e difendere. Anche il nome della band segue tale impostazione:
Feronia è infatti una ninfa del pantheon italico, ma per alcune tradizioni archeo-culturali si tratta di una dea etrusca della fertilità.
Lo stile è fondato su mid-tempo con aperture melodico-sciamaniche, grazie all’interpretazione sempre coinvolta della vocalist. Talvolta affiorano chiari spunti rock progressivi (“
Humanist”), con un buon lavoro del chitarrista
Fabio Rossini, in altri frangenti il passo è più diretto e compatto (“
Priestess of the ancient new", "
Atropos”,”
Depths of self delusion”) senza mai perdere di vista l’intensità oscura e ritualistica che permea l’intero lavoro. C’e qualche passaggio più di maniera, vedi “
Free flight” o “
Innocence”, ed alla lunga si sente la mancanza di una botta di energia, di adrenalina, di qualcosa che esuli dall’atmosfera mistica che rappresenta il marchio di fabbrica della formazione subalpina, ma nell’insieme il lavoro mantiene coerenza e solidità.
Un buon esordio, consigliato agli amanti di nomi come Fates Warning e Opeth, che evidenzia la già sufficiente personalità del quartetto piemontese.
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