Meno male che un pochino di pazienza mi è rimasta. Poca, ma è quella che è servita ad approfondire l'ascolto di
Guardian Demons, secondo lavoro dei cileni
King Heavy.
Non dico questo perché il disco in questione sia particolarmente complesso, solo che, mettendomi all'ascolto dell'album, nei primi due brani ho trovato una voce stonata e fastidiosa come poche, che segue linee melodiche discutibili che, a loro volta, poggiano su una musica priva di spunti interessanti, senza né capo né coda.
A quel punto ho detto "Oh, cazzo. Possibile una simile pattumanza? Dopotutto la band è composta da membri di Hooded Priest, Mourner's Laments, Noctus and Procession, il doom lo sanno cos'è".
Mi sono preso una pausa, poi ho perseverato finendo il disco e passandoci sopra più volte ma rimango con molte perplessità.
Le atmosfere sono valide, pesanti ed oscure e gli strumenti sono prodotti a dovere con un bel basso roccioso ma... la costruzione delle canzoni non mi garba proprio. Tempi che cambiano un po' a caso, grezzi riff che si succedono ma che non sembrano portare da nessuna parte. Sembra quasi una jam session che non si incanala mai, che non sfocia mai in qualcosa che funzioni. Anche la voce cala sulla musica ed interpreta le liriche in modo davvero personale, andando per i fatti suoi, senza seguire metriche o linee vincenti.
Qualche episodio è un pochino più diretto e non dispiace, tipo “Cult of the Cloven Hoof" e "Doom Shall Rise" ma la sensazione è quella di essere infangati.
Ci troviamo idealmente tra Reverend Bizarre, Pentagram e qualcosa di Cathedral.
Guardian Demons non è un disco che si possa definire pessimo, ma gidicandolo per quella che è la mia esperienza, non posso certamente dire che sia ben riuscito.
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