Quando ascolto dischi come questo "Sweet resort" dei britannici Happylife, ho sempre la nitida impressione di avere a che fare con un abile assemblaggio da laboratorio, "scientificamente" studiato per avere successo in quelle classiche operazioni di "fishing" indirizzate fondamentalmente al pubblico più giovane.
Pop, mainstream rock, influssi naif-dark, suggestioni post-grunge, una spruzzata d'emo-rock (che non fa mai male) e un po' d'effettistica elettronica qua e là, il tutto arrangiato, prodotto e registrato in maniera impeccabile, sono il risultato finale degli studi attenti degli Happylife, i quali ci offrono un prodotto che sembra fatto apposta per ottenere un ampio consenso tra le frange del "popolo di MTV": non troppo duro da "spaventare", né eccessivamente morbido da perdere la sua carica "alternativa".
Il Cd non è da buttare, intendiamoci e, come anticipato, la competenza nel "montaggio" sonoro evidenziata dai nostri è piuttosto rilevante, ma il loro cocktail shakerato di Placebo, Feeder, Muse, Foo Fighters, con una spolverata di Jimmy Eat World, non convince pienamente e benché sia un discreto esempio di "imitazione ponderata", quello che manca davvero in questo lavoro è la spontaneità, una caratteristica che, per esempio, sembra almeno essere presente nell'esibizione dei Serafin, un altro gruppo inglese che per alcune similitudini "ispirative", può essere in qualche modo accostato a questi Happylife.
"Breathe for me" (Brian Molko si sta ancora chiedendo quando mai ha scritto questo brano e soprattutto perché non sta ricevendo le royalties!), le melodie corpose e le linee vocali appassionate di "My world", l'emo-zionalità di "The way you hate me", le variazioni di "Shut me down", l'atipica ballata "Final alibi", la gradevole "Stand up" e la muscolare "Paragon" sanno anche come stimolare sensazioni positive in cuore e cervello dell'ascoltatore, ma sul dischetto nel suo complesso aleggia un po' troppo questo "fastidioso" senso d'artificiosità e la volontà pressoché esclusiva di indirizzare i propri sforzi creativi alla ricerca di un effetto che possa essere a tutti i costi appetibile per le nuove generazioni.
Personalmente, riserverei i miei soldi per acquisti rivolti ad esibizioni musicali più genuine e fantasiose, ma non mi stupirebbe affatto vedere gli Happylife, con l'aiuto di una promozione adeguatamente "cool", gratificati da buoni risultati nelle solite "alternative charts" internazionali.
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