"... il quarto tema sarà l’oggetto del prossimo album, se ci sarà, e riguarderà l’apocalisse, ossia la distruzione dell’universo".
Queste le parole con cui andava a terminare la nostra recensione di "
Akróasis", quarto album dei tedeschi
Obscura.
La domanda era meno peregrina di quanto sembrasse considerando i continui cambi di lineup dei bavaresi.
La risposta è arrivata a stretto giro ed in due soli anni "
Diluvium", pubblicato sempre da
Relapse Records, ha chiuso il cerchio.
Ora, il mio rapporto con la band di
Steffen Kummerer ha vissuto alti e bassi ma non li ho mai completamente persi di vista e se il debut "
Retribution" mi aveva immediatemente colpito, i primi tre capitoli dell'ambizioso progetto filosofico-religioso-scientifico hanno suscitato reazioni contrastanti per la qualità non sempre uniforme dei brani.
Certo va detto che il loro nome è sempre stato uno dei primi della lista quando mi assaliva la necessità di buttarmi in certe sonorità.
"
Diluvium" (appunto "inondazione" dal latino, ovvero catarsi e purificazione attraverso l'acqua) invece ha dato risposte alle trame ed ai temi lasciati in sospeso nei precedenti album. Rispetto ad "
Akróasis" intanto la lineup è rimasta praticamente immutata -ad eccezione dell'ingresso del talentuosissimo chitarrista di estrazione jazz (23enne!!!)
Rafael Trujillo- e questo ha contribuito in maniera determinante al mantenimento della qualità compositiva dei brani del disco.
Grande merito del livello sempre molto alto raggiunto dal combo è sicuramente di
Stefan Kummerer, vero e proprio fil rouge di tutte le versioni degli
Obscura e unico membro rimasto della formazione originaria.
Le dieci (più "
A Last Farewell", bonus track presente nella versione digitale) tracce di "
Diluvium" sono più immediate, più fruibili e di più semplice assimilazione rispetto agli standard abituali, traboccano riffs e soluzioni melodiche accattivanti che invogliano all'ascolto.
Brani come "
Clandestine Stars", "
Emergent Evolution" o "
The Conjuration" sono ricchi di cori, di partiture ad alto tasso di tecnica ma con tantissima melodia diffusa; e non si tratta certo di trovate catchy, la componente death è fortissima e probabilmente più evidente che in precedenza.
La tecnica e le parti più progressive - che hanno meno invadenza del solito- sono comunque formidabili, le parti delle due asce, pur essendo suonate a velocità molto sostenuta si fondono in un flusso continuo con il grandissimo lavoro al basso fretless di
Linus Klausenitzer giocando continuamente a scambiarsi il ruolo di "dominatore" della scena.
Altri riuscitissimi episodi di un lotto realmente privo di filler o punti deboli sono la titletrack e la suggestiva "
Convergence" che a mio avviso presenta il ritornello in clean vocal migliore dell'intero album.
"
An Epilogue to Infinity" (titolo non a caso), il brano che chiude il disco, è contemporanemente il più lungo e -per chi scrive- il migliore di "
Diluvium": un pezzo in cui convergono tutti gli impulsi degli
Obscura regalandoci oltre 6 minuti di death ad altissimo tasso tecnico suonato non per strabiliare ma per coinvolgere emotivamente.
Lanser,
Kummerer e soci hanno forse realizzato il loro lavoro più solido e convincente in un segmento così difficile come il progressive death metal, un album che idealmente segna il termine di un cammino iniziato nel 2009 con "
Cosmogenesis": vedremo adesso il successivo step evolutivo.
Sono certo che, con così tanta qualità da mettere in campo, sarà sicuramente interessante.
Obscura - "
Diluvium"