Una band che si chiama
Superfjord, per quanto mi riguarda, ha già vinto in partenza. Nel nome c’è tutto: profumo di fiori, di sole e di quel pizzico di acido in grado di far sembrare ogni cosa più colorata.
Come avrete capito l’immaginario di
“All Will Be Golden” è quello psichedelico e proto-progressivo di fine Anni Sessanta, con accelerazioni improvvise a cavallo tra Colosseum e
Alan Parsons (
“Cut And Paste”). In
“Master Architect” si celebra il matrimonio impossibile tra Santana e i Pink Floyd, mentre il sax rimanda alla
“Valentyne Suite” dei sopraccitati Colosseum. Sono gli Yes “primitivi” a ispirare
“Rainbow”, mentre in
“No Rest For The Wicked” ritornano le atmosfere etniche e tribali del più noto chitarrista messicano. In
“Parvati Valley” le sonorità lisergiche diventano quasi insopportabili (mi sono venuti in mente i Magma per le linee vocali), prima dell’ipnotica e melodica
“Rainha Da Floresta”, densissimo concentrato di quanto ascoltato sinora.
Che trip…
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