Nella seconda metà degli anni '80 i
Lizzy Borden avevano lasciato il segno, grazie ad un solido Hard & Heavy (che via via ha poi preso anche altre sfumature), non solo a livello quantitativo, all'appello risposero ben quattro full length oltre un paio di EP e un live album, ma anche sul piano della qualità.
Risultati che non hanno saputo replicare negli anni successivi, visto che da allora ad oggi hanno messo in cascina solo tre nuovi lavori, "Deal with the Devil" (2000), "Appointment with Death" (2007) e l'ultimo nato "
My Midnight Things".
La band è ormai un progetto completamente nelle mani del suo carismatico cantante, qui accompagnato dal fido (e innanzitutto fratello)
Joey Scott Harges alla batteria, che ha lavorato su "
My Midnight Things" per diversi anni con l'intenzione, senza voler rinnegare il passato, di realizzare qualcosa di più attuale, ambizioso e teatrale, sia nella sua componente musicale sia su quella lirica (un concept incentrato sul tema dell’amore), e prendendosi cura anche della produzione e della maggior parte degli strumenti, dato che oltre a
Joey Scott, si è avvalso solo della collaborazione di
Marliese Quance Mildenberger alle tastiere.
Le prime battute della titletrack suonano traditrici, infatti, ben presto "
My Midnight Things" si lascia alle spalle le iniziali velleità Metal e rivela un'anima fortemente modernista, su toni Pop con qualche sfumatura Gothic che rimandano più agli HIM che ai gloriosi trascorsi dei
Lizzy Borden. E l'album si snoda poi proprio su queste coordinate, con alcuni momenti più godibili di altri, ad esempio nella vivace "
Obsessed with You" e nella teatrale e cangiante "
The Perfect Poison" ma se ne incontrano alcuni che spesso ti invitano a ricorrere al tasto "skip", come nel caso della ruffiana e poppeggiante "
Long May They Haunt Us", delle melodie AOR miste all'elettronica di "
The Scar across My Heart" e
"We Belong to the Shadows", oppure di "
Our Love Is God" dove Lizzy pare voler alzare la sua scure verso Marilyn Manson e Rob Zombie.
Non aiutano nemmeno una produzione e una registrazione senza nervo e che suonano finte, fiaccando anche il lavoro alla batteria di Joey Scott.
Senza andare a cercare scomodi paragoni con il passato, "
My Midnight Things" è un disco che arriva all'approntamento con poche idee, ben confuse e soprattutto messe in opera malamente.
Metal.it
What else?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?