Ha ancora senso parlare di “sorpresa” quando una band arriva al quinto disco? Ha ancora senso sperare che gli amanti della musica si accorgano di una band che distilla classe da ogni nota? Non lo so, fatto sta che
“Grave Mounds And Grave Mistakes” ci ripropone la band di Leeds in splendida forma, sempre più padrona della propria arte e sempre più capace di emozionare ad ogni passaggio … Mi piace pensare ai
A Forest Of Stars come ad una sorta di
Void Of Silence d’Albione, non certo per la somiglianza sonora, ma per l’essenze molto simile dei loro ultimi album, come in
“The Sky Over” anche in
“Grave Mounds And Grave Mistakes” troviamo un sound maturo, ispirato e definitivo, dove la classe della band si manifesta nel saper cesellare ogni attimo con un tratto distintivo, con un richiamo al passato e una verniciata di futuro, cosa assolutamente non semplice quando si potrebbe pensare di aver dato tutto … La nuova fatica di
Mister Curse e soci pur avendo, come detto, molti contatti con il precedente album, riesce comunque ad essere più snella e meno cervellotica, diciamo pure che l’avanguardismo di
“Beware The Sword You Cannot See” lascia piuttosto lo spazio ad emozioni più semplici e lineari come in
“Children Of The Night Soil” . Ottima, anzi superlativa la prova alla voce di
Mister Curse che, partendo dai “gorgheggi” di
“The Corpse Of Rebirth” e
“Opportunistic Thieves of Spring” è approdato ad una interpretazione personale e unica dello spartito canoro, timbrando indelebilmente ogni attimo dell’album. A perfezionare questo idillio canoro ci pensa ancora una volta
Katheryne – Queen Of The Ghosts, che con la sua interpretazione calda e suadente, in
“Scripturally Transmitted Disease” e soprattutto
“Taken By The Sea” mostra, ancora una volta, come si può essere personali, evocative ed emozionanti senza per forza ricorrere a vocalizzi eterei o standardizzati.
A Forest Of Stars riescono, ancora una volta a confezionare un album di assoluto valore che si segnala per la sua personalità, innata bellezza (scusate la banalità dell’aggettivo, ma quest’album è proprio bello !) e riuscita, ergendosi senza dubbio, come una delle migliori uscite dell’anno. Non vedo l’ora di mettere le mani sulla limited edition per godere di due brani supplementari e per spulciarmi per ben tutta la parte grafica, alla faccia del digitale … Sarà la volta buona perché il gruppo raccolga in termini di “successo” quanto merita? Non lo so e non credo, perché per quanto “semplificata” la musica del settetto inglese è sempre ricca di mille sfumature, complessa ed eccessiva, talvolta addirittura strabordante, ma assolutamente originale e avanguardistica nella migliore accezione del termine … se spesso la genialità è sinonimo di isolamento e l’isolamento fonte d’ispirazione per continuare ad andare oltre, allora speriamo proprio che rimangano una band per pochissimi … Unici e desolatamente soli in un mondo di figuranti …
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