Come promesso, eccomi qui a parlare nuovamente dei
Satan dopo il breve apripista
The Doomsday Clock di qualche settimane fa.
Eccomi qui per cercare di convincere anche solo un lettore, di incuriosire anche uno solo di voi attraverso queste poche righe. Insomma, parlo con te miscredente! Premi play in fondo alla rece e calati all'interno del mondo senza tempo dei Satan, un mondo figlio della NWOBHM, un sound che attraverso produzioni asciutte e taglienti scarica idee, ispirazione e talento nelle tue orecchie.
Se già conosci la band di Newcastle Upon Tyne hai sicuramente messo via il tuo sudato ventello per accaparrarti una copia di questo
Cruel Magic, e sai benissimo che saranno soldi ben spesi. I Satan non deludono mai. Se sei un giovane esploratore di questo mondo musicale beh, innanzitutto complimenti (sei una specie in estinzione), apri bene le orecchie e segnati questo nome perché se hai voglia di metal tradizionale fatto davvero bene, senza farti prendere per il culo da produzioni bombastiche, look improbabili o promesse da marinaio, sei nel posto giusto. Se invece sei un amante delle sonorità dure moderne, ti piacciono le sperimentazioni, le sinfonie ovunque, le contaminazioni... Semplicemente, mi spiace per te.
Ora che è stato scremato il pubblico e so con chi parlo, posso sentirmi a casa e in confidenza vi dico che
Cruel Magic è il miglior disco della band inglese da quando è tornata sulle scene (2013).
Non ci sono rivoluzioni o cambiamenti degni di nota rispetto alle precedenti ottime prove in studio, il songwriting è semplicemente superiore e, attraverso una buona varietà, questo album mette in campo una sfilza di canzoni tra il bello ed il clamoroso.
La partenza è davvero convincente con l'heavy classico, melodico, non esageratamente muscoloso ma dal riffing incisivo di "
Into the Mouth of Eternity", seguita dalla rockeggiante
title track che ha un flavour settantiano, una sorta di mid tempo sostenuto in cui viene usata perfino la cowbell.
La successiva "
The Doomsday Clock" ci è già stata anticipata dal 7", ed è un bel brano dalla velocità piuttosto alta, con un rullate che scandisce il tempo sopra a chitarre efficaci, con un
Brian Ross perfettamente a suo agio nel creare ottime linee vocali ma... Ma il disco sale ancora, acquista nuovo vigore passando attraverso l'ipnotica ed oscura "
Ophidian" per poi sfociare in una doppietta da antologia. "
My Prophetic Soul" e "
Death Knell for a King" sono due bombe incredibili fatte di grandi riff e dotate di un'ottima struttura, a volte sorprendente (ci sono perfino dei bonghi ) e ad un certo punto senti l'emozione allo stato puro e ti passano per la mente slogan tipo "se amate il vero metal, amerete questo disco". Ma non è affatto finita perché anche "
Who Among Us" è molto varia ed ha un assolo stupendo, e poi è subito la volta di "
Ghosts of Monongah" che... è una cosa clamorosa.
È incredibile come lo stile della band sia sempre lo stesso ma funzioni in modo egregio. Voglio dire, i Satan propongono canzoni che arrivano direttamente dalla vecchia NWOBHM, hanno un suono secco, "povero", "rustico" ed incisivo che te li fa riconoscere subito. Anche la voce di
Ross, per quanto non sia un fenomeno, ha un timbro, uno stile immediatamente riconoscibile. Nonostante questo, senza trucchi e senza inganni hanno un gusto pazzesco. Mica roba da poco.
Lati negativi? La traccia conclusiva non mi ha impressionato, anzi, la trovo la più debole del lotto. Ma qualcosa un pochino sotto tono credo possa starci in un album di alto livello. Ma poi, la copertina l'avete vista? L'artwork di Eliran Kantor lo considero un altro valore aggiunto.
La chiudo qui. Magari avete sentito sapore di televendita leggendo queste righe ma statene certi, non sono qui a promettervi sogni ma solido metallo.
D'accordo?! (cit.)
Ci vediamo nella top ten 2018.