Uscito all'epoca per la AAARRGG! Records, label scopritrice di talenti fuori dal comune, ma assai poco adatti al grande mercato (Mekong Delta, Sacred Chao giusto per citarne qualcuno), ecco ora ristampato "Finished with the Dogs", secondo lavoro degli storici Holy Moses. A due anni di distanza dal debutto "Queen of Siam", ottimo disco, ma ancora profondamente legato al passato heavy della band, gli Holy Moses pubblicarono nel 1987 questo disco, un cult del thrash europeo che per molti (compreso il sottoscritto) supera qualitativamente e per freschezza i più blasonati "Agent Orange" dei Sodom o "Release from Agony" dei Destruction. Alla batteria troviamo niente meno che Uli Kusch, poi passato alla ribalta per aver preso il posto di Ingo negli Helloween, ad accompagnare il duo Sabina Classen / Andy Classen rispettivamente a voce e chitarra. "Finished with the Dogs" fu un disco che ebbe un buon successo e portò gli Holy Moses all'attenzione dei tanti che sino ad allora guardavano solo al thrash d'oltreoceano. Suonato in maniera impeccabile e trascinante come pochi, grazie al riffing strepitoso di Classen e alla voce assai più sguaiata (rispetto agli esordi) della bella Sabina, questo "Finished with the Dogs" conteneva brani che divennero "I classici" per eccellenza della formazione tedesca. Da "Road Crew" (uscita come singolo in un raro picture-disc) a "Current of Death" (come non ricordarsi quel refrain che si piantava in testa?), passando per la celebre "Life's Destroyer"... Un album assolutamente grandioso, manifesto di un epoca passata e di un modo di suonare e vivere il thrash metal assai diverso. La ristampa della Armageddon rende giustizia ad un disco che purtroppo non molti conoscono, nemmeno tra i thrashers incalliti e nostalgici: il re-mastering di Michael Hankel riporta un po' di brillantezza al sound generale, le quattro live bonus track (registrate tra 2004 e 2005) sono un buon omaggio, così come le note di Sabina a ricordare quegli anni e a spiegare i contenuti lirici di forte denuncia sociale del disco. Certo, personalmente preferirò il gracchiare della puntina sul mio vinile vecchio di diciotto anni, ma per i comuni mortali questa release non può che essere manna del cielo, per (ri)scoprire quanto di buono gli Holy Moses fecero tra il 1985 e il 1990. Da avere.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?