Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2018
Durata:45 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. LASCIATE OGNE SPERANZA
  2. TERRORVISION
  3. FAREWELL TO THE FLESH
  4. VESPERTINE DECAY
  5. SQUALOR OPERA
  6. VISCERAL DESPONDENCY
  7. DEEP RED
  8. EXQUISITE COVINOUS DRAMA
  9. ALTRO INFERNO
  10. A WHORE D'OEUVRE MACABRE
  11. THE FINAL ABSOLUTION

Line up

  • Sven "Svencho" de Caluwé: Vocals
  • Ken Bedene: Drums
  • Mendel bij de Leij: Guitars
  • Ian Jekelis: Guitars
  • Stefano Franceschini: Bass

Voto medio utenti

Il decimo album dei veterani belgi guidati dal fondatore Sven de Caluwé è, senza mezzi termini, una martellata sui denti di quarantacinque minuti, costruito su una base ritmica potentissima (Ken Bedene alla batteria e Stefano Franceschini al basso) ma a cui manca il guizzo vincente tale da poter competere con i migliori episodi della recente carriera.
Potrei terminare qui la recensione di “TerrorVision” aggiungendo il voto a fine pagina, ma non credo sarebbe giusto nei vostri confronti che, a giusta ragione, volete sapere qualcosina in più.

Abbandonate da ormai lungo tempo gli echi carcassiani dei lavori usciti ad inizio secolo (e dal sottoscritto rimpiante in quanto offrivano una maggiore varietà), gli Aborted degli ultimi anni hanno sempre di più compattato il loro modo di intendere il death metal, ammiccando sempre più volentieri al brutal vero e proprio, a accostandosi in questo senso a band quali Benighted o Leng T’che.
Questa assidua ricerca della potenza sonora come unico trademark ha, de facto, ristretto il campo d’azione dei Nostri usando preferibilmente la cara e vecchia nodosa clava quando invece era meglio scegliere l’altrettanto efficace mannaia, e capite che quarantacinque minuti per un lavoro fondato unicamente su questo presupposto sono davvero tanti. Gli assoli melodici che sono presenti in “TerrorVision”, eseguiti dalla coppia di asce Mendel bij de Leij e Ian Jekelis, se considerati nel contesto generale, risultano troppo isolati, e non sempre riescono a dare quel senso di apertura, di aria fresca all’intero lavoro, ma solo a sprazzi.

Con queste premesse, le tracce valide presenti (v. “Farewell to the flesh”, “Exiquisite covinous drama”, “Altro inferno” quelle che più mi hanno colpito) non elevano “TerrorVision” ai livelli di “Gloabl flatiline” o “Necrotic manifesto” e “”confinano” il cd a coloro che abitualmente sguazzano felici nel gore.

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