Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2018
Durata:46 min.
Etichetta:Pride & Joy Music

Tracklist

  1. HOLD ON TIGHT
  2. BELIEVE IN ME
  3. SHOULD HAVE LISTENED TO MY HEART
  4. AS LONG AS YOU WANT ME
  5. OUT OF THIS WORLD
  6. MISS WONDERFUL
  7. HAVE YOU GOT WHAT IT TAKES
  8. I DON’T WANT TO SEE YOU CRY
  9. HEARTS ON FIRE
  10. BEAUTIFUL SECRET
  11. FIVE YEARS AFTER
  12. STANDING TALL UNITED

Line up

  • Jason Old: vocals
  • Steve Janevski: guitar
  • Anthony Wong: bass
  • Gilbert Annese: drums

Voto medio utenti

Considero gli australiani The Radio Sun uno di quei gruppi di buona qualità che difficilmente potrà raggiungere i vertici delle gerarchie del rock melodico internazionale.
Mentre mi auguro di essere prontamente smentito, ascolto la loro quinta prova discografica (in cinque anni di attività!) e non posso che confermare ancora una volta le mie convinzioni, dacché “Beautiful strange” si rivela un lavoro godibile, un sapiente cocktail di energia e raffinatezza che però non “sfonda” mai quella sottile e tuttavia assai solida membrana che separa gli album “gradevoli” da quelli “esaltanti”.
Prodotta da Paul Laine e masterizzata da Bruno Ravel l’opera si orienta fatalmente verso i sostenitori di Danger Danger e The Defiants, ma nonostante l’ottima voce di Jason Old, il valido fraseggio di Steve Janevski e l’affidabile supporto ritmico garantito da Anthony Wong e Gilbert Annese, il programma prende raramente quota in maniera risoluta, finendo per rimanere piuttosto distante dall’irresistibile e frizzante freschezza dei modelli di cui si alimenta.
Costruzioni armoniche e stratificazioni vocali eccessivamente prevedibili ed epidermiche zavorrano un prodotto che si segnala comunque, in apertura, per la grinta di “Hold on tight”, colpisce piuttosto bene nel segno con le levigate trame soniche di “Believe in me” e “As long as you want me”, e riserva addirittura una piccola sorpresa grazie alla suggestiva “Miss wonderful”, dove sembrano a tratti quasi affiorare certi R.E.M.
Have you got what it takes” ha un bel “tiro” ma un coro non pienamente all’altezza e qualche “scossa” la procurano anche la soave “I don’t want to see you cry”, una discreta “Hearts on fire” e la vagamente Harem Scarem-iana “Five years after”.
Classe e competenza ci sono e malgrado ciò quella che continua a mancare è la “scintilla”, tanto che per ora l’Olimpo resta ancora una chimera … ci rivediamo l’anno prossimo, ragazzi.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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