Quando tra la lista dei promo ho letto il nome degli
Abhorrence, sono rimasto stupito poichè non ero al corrente che la band esistesse ancora. La curiosità di sapere cosa potessero tirare fuori dal cilindro le leggende del death finlandese che nei primi anni '90 si fecero notare con un omonimo EP per poi venire inghiottiti dall'oblio.
Spluciando sulla rete si apprende che la band è tornata in attività già nel 2012 ed oggi da alle stampe per
Svart Records questo nuovo EP dall'impronunciabile titolo
"Megalohydrothalassophobic" che farebbe la felicità di tutti i
Luca Giurato del metal: quattro tracce più un intro danno l'idea di cosa siano gli Abhorrence, ovvero una band che musicalmente rimane molto legata al genere che le ha donato una certa notorietà in ambito underground e che nel 2018 non ha paura di proporre un death metal dal taglio molto classico e scevro da qualsivoglia modernismo. "Megalohydrothalassophobic" è un EP che tuttavia non ha il classico suono del death metal svedese, storicamente molto lento, cupo e cavernoso oltre che rozzo e violento (ricordate i Rippikoulu? I Purtenance? I Demigod?), ma propone una versione più, mi si passi il termine, headbanging-oriented della materia, con un rifferama non molto articolato che predilige il groove e mid-tempos rocciosi alla furia iconoclasta di blast beat e d-beat. Il risultato non è per nulla sgradevole, anche se ben lungi dal fare gridare al miracolo: gli Abhorrence giocano su un terreno che conoscono bene ed i brani regalano 23 minuti di musica ben suonata e ben concepita, e brani come "Anthem For The Anthropocene" o "Hyperobject Beneath The Waves" sono qui a dimostracelo.
In definitiva, il ritorno degli Abhorrence è stata una gradita sorpresa anche perchè dai solchi di "Megalohydrothalassophobic" si percepisce che dietro al disco c'è passione e non la voglia di sfruttare il trend delle reunion per racimolare qualche soldo.
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