Dopo il buonissimo Ep "Köd", rilasciato nel 2015, gli ungheresi
Ygfan tornano sul mercato discografico con il loro primo album di lunga durata,
"Hamvakból..." titolo che vuol dire, più o meno "dalle ceneri..", mettendo in evidenza una chiara sterzata di matrice post nella loro proposta musicale.
L'accoppiata Alcest e, soprattutto, Agalloch, resta la fonte primaria di ispirazione per il quartetto di Budapest, così come una certa propensione verso il riffing ipnotico caro ai Katatonia che furono, ma l'aspetto onirico, sognate e delicato della loro musica acquista un ruolo di primaria importanza nel nuovo album tanto che, di frequente, si è molto distanti da lidi metallici e ci si immerge, invece, in cavalcate dal sapore post rock / folk affascinanti e fortemente melanconiche che la stagione autunnale alle porte certamente contribuirà ad esaltare nella loro essenza così povera di luce .
"Hamvakból..." è un lavoro triste, dai colori grigi, perfetto per una giornata di pioggia, ma è anche un lavoro che non lascia solo alla atmosfera il palcoscenico dal momento che non mancano le sferzate metalliche, dal sapore doom, lo scream, spesso alternato a vocals evocative e cariche di pathos, ed, in generale, una propensione, non troppo sopita, verso la musica dura.
Gli
Ygfan, come all'esordio, dimostrano di essere un gruppo molto interessante, abile manipolatore di sensazioni e di grigio scuri, un gruppo che, se amate la malinconia e tutte le sue suggestioni, non farete fatica ad apprezzare e ad interiorizzare.
Adesso, scusate, ma asciugo le lacrime...
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