Lo ammeto, mi trovo davvero in difficoltà a dover recensire un album di questo tipo, in cui tutto è
old style, dalla produzione al sound, persino l’artwork nonostante l’evidente computer grafica, sembra provenire direttamente dagli anni ’80.
Sia chiaro l’attitudine c’è, purtroppo però non pare essere supportata da idee all’altezza della situazione.
Deryck Heignum, (voce e chitarra) è il fondatore del gruppo insieme al bassista
Stan Martell, a completare il terzetto troviamo
Austin Lane alla batteria.
La band statunitense muove i primi passi nel 2015 col nome di
“Stormlurker” registrando il primo lavoro
“A Dark Formation” per poi cambiare monicker nel 2017 in
Dungeon Wolf.
Il debut album
“Slavery Or Steel” contiene otto tracce che sono un mix di diversi stili Metal, dal progressive all’epic, con qualche sfumatura di power frutto delle diverse ispirazioni ed esperienze dei membri della band.
Pronti via, si parte con chiare influenze anni ’70, si tratta di
"Hidden Dreams" una canzone, con diversi cambi di tempo e umore e dal suono sporco, che fonda le proprie radici in un Epic Heavy Metal dal sapore grezzo.
“Worker Metal Might” apre con un intro parlato che nelle intenzioni dovrebbe ricordare alcune canzoni di
Ozzy Osbourne, il pezzo però non pare riesca a coinvolgere chi ascolta.
“Slavery or Steel” è la canzone che dà il nome all’album, il brano parte con un assolo di chitarra furioso proseguendo con cori graffianti cambi di tempo e melodie repentini.
Detto fra noi mi pare che il risultato finale sia un enorme
“mappazzone”.
“While Gods Laugh” condivide lo stesso mood dei precedenti episodi, mentre in
“Borderlands” i nostri ci propongono una ballad cadenzata ma non “triste” con un bell’assolo potente di chitarra.
“Dark Child” invece è un brano decisamente più oscuro mentre con
“Lord of Endless Night” torniamo in modo deciso in clima Epic Heavy Metal.
Mettiamo subito le carte in tavola, a prima vista si potrebbe pensare che i
Dungeon Wolf non siano “seri” tuttavia è evidente come la band sappia suonare, purtroppo però l’album non mi ha convinto, anzi in alcuni passaggi l’ho trovato addirittura irritante, non capisco se sia uno scherzo o credono davvero in ciò che fanno.
Resta il fatto che in Germania pare abbiano un gran seguito, quindi è possibile che il fatto di non aver apprezzato
“Slavery Or Steel” sia solo un mio limite.
Avevo pensato ad un 6 di incoraggiamento ma proprio non ce la faccio.